Presepe napoletano del ‘700, la curiosa figura del quarto Re Magio


Il presepe napoletano del ‘700 racchiude in sé arte, cultura, fascino e storia. Tutt’oggi, presso la reggia di Caserta e la Certosa di San Martino, troviamo magnifici allestimenti artistici, simbolo della notte di Natale e massima espressione dei presepi della corte reale e dell’aristocrazia dell’epoca. Uno spettacolo unico e suggestivo, una tradizione che non tramonta mai.

San Gregorio Armeno a Napoli è famosissima in tutto il mondo per la sua infinita e bellissima esposizione di presepi artigianali: ogni anno le strade ed i vicoli della zona si tingono di mille colori, che rapiscono la moltitudine di persone, affascinata dalle stupende creazioni degli artigiani che tramandano la loro arte di generazione in generazione.

FamediSud.it, in un articolo dedicato al presepe napoletano, ha focalizzato la propria attenzione su tre personaggi in particolare: i Re Magi, ovvero i tre sapienti diretti, dall’Oriente, verso Gerusalemme per offrire i loro omaggi, l’oro, l’incenso e la mirra a Gesù Bambino.

presee napoletano

Il primo libro che ci fornisce informazioni sui Re magi è “Il libro della caverna dei tesori”, del V secolo d.C, secondo cui i nomi originari Hormidz, Jazdegerd e Peroz furono cambiati, ignorandone il motivo, in Jaspar, Melchior e Balthasar.

Si narra che, esattamente due anni prima della nascita di Cristo, i tre fossero stati rapiti dalla vista di una bellissima stella luminosa nel cielo di Persia. Nel mezzo era riflessa l’immagine di una Vergine con un bambino tra le sue braccia, segno premonitore della nascita di un nuovo re. I tre Magi si apprestarono subito a salire sul Monte Nud per prendere dei doni da offrire al nascituro lasciati da Adamo ed Eva nella dalla “Caverna dei Tesori”. Dopodiché si misero subito in cammino verso Gerusalemme, insieme ad un gruppo di armigeri. Per rientrare in Oriente avrebbero attraversato il deserto.

Nel Vangelo non viene mai riportato né il nome né il numero esatto dei Re Magi. Tertulliano, apologeta cristiano del II secolo d.C, fu il primo a denominarli Re. Alcuni sostenevano che i Magi non fossero tre ma dodici, come si evince dalla “cronaca di Zugnin” del VIII secolo d.C. Tuttavia il numero tre è prevalso prevalso su tutti, in quanto indica la Trinità e la quantità dei doni offerti a Gesù bambino.

presepe napoletano

Secondo varie ed antiche credenze, i Magi rappresentavano la tre razze umane, semitica, giapetica e camitica e discendevano da Noè. Secondo altre, erano simbolo delle tre età dell’uomo: ragazzo, adulto e vecchio. Altre ancora sostenevano che fossero simbolo delle tre fasi solari. Tuttavia, nonostante le interpretazioni siano molteplici e svariate, i Re Magi rappresentavano e rappresentano tutt’oggi la Sapienza Umana che si inchina di fronte alla Sapienza Divina. Il più anziano dei Magi, Gasparre, si toglie la corona, la poggia per terra e si inchina di fronte al Gesù Bambino. Questa è più alta dimostrazione dell’incontro tra Sapienza Umana e Sapienza Divina.

Un’antica leggenda aleggia intorno alla loro figura e nella versione napoletana diventa ancora più misteriosa e curiosa ancora per la presenza di un particolare davvero insolito. Si dice che nel ‘400, in Germania, sia comparso un Magio moro, emblema della totalità del messaggio cristiano. Nel 1505 in Portogallo sarebbe invece comparso un quarto Magio, con in testa una corona di piume.

georgiana

Si racchiude proprio qui la particolarità che lascia stupefatti: nel presepe italiano del 700 compare un quarto Magio, per l’esattezza una donna in vesti esotiche, battezzata ironicamente dai napoletani la “Re Magia”. La donna, dal volto lucente ed i lineamenti eleganti, a volte dalla pelle chiara, a volte scura, non sarebbe altro che Diana, personificazione della Luna e del principio universale femminile. Viene chiamata anche “La Georgiana” e segue i re Magi a piedi oppure su una portantina sorretta dai servitori.


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