Selvaggia Lucarelli l’antinapoletana: donna tra incoerenza e qualità poco nascoste


“Servillo è un grande attore il resto è solo niente. E devono imparare a vivere, non siamo stanchi di Servillo siamo stanchi dei maleducati. Servillo è un gran signore e la Lucarelli è quello che è… Sicuramente saranno stati maleducati e chiassosi come sempre. Pensa tu se Servillo rosica… casomai è quella mezza calza che si ostina a voler fare un mestiere che non le appartiene: queste sono le parole di Christian De Sica, in seguito a una polemica sorta nel momento in cui Toni Servillo ha rifiutato di farsi fotografare con un redattore di Dagospia, al teatro Parenti di Milano, dove quest’ultimo si era recato per seguire la presentazione di un libro del rapper Emis Killa, intervistato da Selvaggia Lucarelli. Servillo diniegò perché non voleva “essere confuso con quella gente”, cioè il rapper, la Lucarelli e quelli di Dagospia. Da qui sorse la polemica con De Sica junior, il quale difese un Servillo accusato di essere spocchioso ed antipatico, attaccando a sua volta una Lucarelli che non si è lasciata scappare l’occasione di rispondere a tono, rinfacciando a Christian De Sica la tutt’altro che elevata qualità dei suoi cinepanettoni, e ribadendo l’asserita superbia di Toni Servillo. Una polemica, insomma, da cui ci hanno guadagnato soltanto i gossippari e la nostra Selvaggia, la quale basa l’espansione della propria notorietà proprio su questo metodo, cioè scrivendo le proprie “opinioni” su personaggi di un certo rilievo, attirando l’attenzione di chi, altrimenti, non l’avrebbe mai conosciuta.

Perché non l’avrebbe mai conosciuta? Perché, in fin dei conti, non si sa bene bene cosa faccia Selvaggia Lucarelli. Opinionista e blogger, possiamo leggere alcuni dei suoi pezzi satirici sul quotidiano Libero, ha alle sue spalle la partecipazione come concorrente al reality “La fattoria”, mentre il suo ruolo da “opinionista” lo ha svolto per i reality “L’isola dei famosi” e “La talpa”, programmi spazzatura per i quali non pensavo fosse necessaria una figura che commentasse ciò che accadeva (secondo copione scritto dagli autori e interpretato dai concorrenti). Alle sue spalle ha anche una carriera teatrale, con la recitazione in commedie di Pirandello, e l’intervento in vari programmi sia televisivi che radiofonici, ma la notorietà vera l’ha raggiunta, dicevamo, coi reality, con la TV spazzatura, la stessa che ha condannato con il suo attacco a Christian De Sica. Quando si dice “la coerenza”.

Selvaggia Lucarelli

Selvaggia Lucarelli in una foto molto celebre di sé

La polemica è, in ogni caso, il pane quotidiano di Selvaggia Lucarelli, nota al pubblico napoletano soprattutto per i suoi attacchi ai partenopei stessi, attacchi di cui non voglio indagare la buona o la cattiva fede, ma che considero in sé stessi, cioè come episodi ormai riducibili a una casistica. Dopo aver affermato che basta avere un cognome napoletano per essere camorristi, dopo aver accusato i napoletani di essere kitsch, dopo aver definito una pagliacciata i funerali di Pino Daniele, dopo la polemica con Paolo Chiariello di Sky per aver lei postato il video di un litigio alle spalle dell’inviato in Piazza del Plebiscito, quando Napoli si preparava ad accogliere la salma del cantautore, si può tranquillamente dire, credo, che Selvaggia Lucarelli non sia altro che la solita persona che sfrutta ogni elemento per mettersi in luce, quale è la critica provocatoria a Napoli e ai Napoletani. In ciò assume un comportamento analogo a un altro “pezzo da novanta”, la showgirl (e la professione di showgirl è enigmatica proprio come quella di opinionista) e pornostar Sara Tommasi, con la quale condivide la predilezione per pose che mettono in grande mostra i seni e le gambe.

Senza la sua (auto)asserita satira lucida ed intelligente, condotta su persone e situazioni che godono di grande attenzione presso la massa, Selvaggia Lucarelli sarebbe conosciuta soltanto in quel ristretto ambito di pubblico che ama ammazzarsi i neuroni davanti ai reality e idolatrando sedicenti artisti. Una Selvaggia Lucarelli che inneggia alla grammatica e condanna gli errori di ortografia di Paolo Chiariello, ma che apre il proprio articolo sul funerale-sceneggiata con “Vuie sit’ pazz”, dimostrando di non essere nemmeno in grado di cercare, anche online, una grammatica minima che le indicasse come si scrive in modo corretto la Lingua Napoletana.


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