“Non scendete a Napoli”: la controguida sugli stereotipi della città


“Non scendete a Napoli” è il titolo del nuovo libro del giornalista e scrittore napoletano Antonio Pascale, edito dalla casa editrice Rizzoli, che racchiude in sé un’apparente proibizione, che invita a non catapultarsi troppo nella realtà intricata e spesso dura della città partenopea. In realtà si tratta di un invito a scoprire Napoli a piccole dosi e con occhio critico, in modo tale da riuscire a comprenderne ogni piccola sfaccettatura, partendo dall’ “alto” verso il “basso”, ovvero da quei luoghi meravigliosi e suggestivi che fanno emergere il lato migliore (e culturale) a quelle piccole realtà, luoghi ed angoli sconosciuti, che tuttavia una volta conosciuti rendono vani tutti gli stereotipi e luoghi comuni ormai conosciuti e risaputi.

Insomma una città da scoprire gradualmente, lentamente e che, positivamente o negativamente, fa sempre parlare di sé: lo testimoniano le notizie divulgate sul web e dai giornali, che lodano e scherniscono Napoli continuamente, in un continuo intreccio e mix di lusinghe, attacchi, offese e quant’altro.

Occhio e spirito critico, ironia, spunti di riflessione caratterizzano l’opera di Pascale, che offre una visione completamente nuova ed originale: il lettore è proiettato in uno scenario completamente diverso. Non a caso, come sottotitolo, ha scelto“Controguida appassionata alla città”.  Una sorta di “odi et amo” catulliano verso Napoli, città nella quale l’autore è nato.

Ecco un estratto molto significativo dell’opera: “Li ho sentiti seri intellettuali sostenere che Napoli ha un cuore grande. Durante il terremoto, per esempio, giurano che il suddetto organo fosse visibile, tangibile: il cuore pulsante dei napoletani. Che si aiutavano, si scambiavano, all’occorrenza, cibo e vestiti. Io li ho sentiti, e mai mi sarei aspettato considerazioni simili, quindi sono anch’io a rischio, sì, anch’io che faccio notare l’importanza dell’analisi e della comparazione: rispetto a quale città colpita da terremoto o catastrofe Napoli è risultata più generosa? Perché quelli del Belice non devono essere ugualmente generosi in caso di disgrazia? E gli emiliani? Io sono a rischio, per questo resto qui sopra. Sotto c’è una palude che nega la storia, un paradiso che tanti vedono, o un inferno da cui tanti fuggono, ma entrambi fanno parte della stessa storia. La diversità! Sì, il tono caldo e sincero, in opposizione a quello robotico e meccanico.”


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