Elezioni in Campania, voto di scambio a tutta forza e tutti impuniti come sempre

ROMA 24 FEBBRAIO 2013 SEGGIO ELETTORALE PER LE ELEZIONI POLITICHE E REGIONALI NELLA FOTO SEGGIO ELETTORALE FOTO RAVAGLI/INFOPHOTO


Come sempre, notoriamente, accade ogni volta che ci sono le votazioni, siano le regionali, in qualsiasi regione italiana, le comunali, le politiche o le europee, è il voto di scambio l’assoluto protagonista. I politici, o persone da essi inviate, si recano a casa della gente o fermano le persone in strada per chiedere il voto, offrendo in cambio pacchi alimentari, promesse di posti di lavoro, favori vari e soldi, chiedendo spesso di fotografare la scheda elettorale, in modo da avere la prova certa che il soggetto in questione abbia “votato bene”.

La legge vieta di introdurre all’interno della cabina elettorale apparecchi in grado di scattare foto o video, e il presidente dell’ufficio elettorale ha l’obbligo di invitare l’elettore a depositare questi apparecchi insieme alla carta d’identità e alla tessera elettorale, che saranno riconsegnati dopo aver votato. Chi non osserva il divieto viene punito con l’arresto e un’ammenda.

Nella realtà, sono pochissimi i presidenti di seggio che invitano chi si reca in cabina a consegnare cellulari e macchinette fotografiche, e sono tanti quelli che, inevitabilmente, scattano la foto alla scheda elettorale, immagini in cui si può vedere a chi è andata la loro preferenza. Molte sono le segnalazioni che giungono alle forze dell’ordine, che denunciano questi fatti o le offerte di denaro in cambio del voto, ma gli agenti fanno quello che possono, sono troppo pochi per poter sorvegliare ogni seggio e le aree circostanti. La risposta, a ben vedere, dovrebbe arrivare dalla politica, la quale potrebbe formare una legge che punisca in maniera molto pesante gli autori del reato, dato che in gioco c’è la democrazia, la vita di una nazione, mentre le sanzioni previste sono decisamente irrisorie. Circa la punibilità del beneficiario del voto la questione è più complessa, perché di solito costoro restano a casa e mandano alcuni fedelissimi a comprare i voti, e dimostrare la colpevolezza di un presunto mandante è sempre difficilissimo e parecchio delicato.

Questa mattina, a Cardito, un presidente di seggio che si era recato a votare è stato denunciato per aver fotografato la scheda, si è sentito distintamente il click del cellulare. Vi sono stati due casi anche a Napoli, dove gli elettori sono stati traditi dal click, mentre a Giugliano, grazie a una segnalazione del Movimento 5 Stelle, alcune persone sono state sorprese a mostrare le foto del proprio voto, probabilmente al fine di avere in cambio ciò che era stato loro promesso. Se ognuno di questi casi ha un “mandante”, significa che quest’ultimo molto probabilmente ha corrotto, direttamente o indirettamente, tante altre persone che invece non sono state scoperte, poiché abbastanza scaltre da ricordarsi di mettere la modalità silenziosa al cellulare. Pensiamo, poi, a tutti quei “mandanti” cui tutto è filato liscio e resteranno impuniti come sempre, nonostante si sappia benissimo che hanno comprato voti: voce di popolo, voce di Dio, però purtroppo non bastano solo le voci a invalidare le elezioni e mandare in galera di merita di andarci, servono le prove, le testimonianze, ma la gente preferisce vendersi la Terra e il futuro per qualche euro oggi e una promessa che non sarà mantenuta domani.

Dalla nascita dell’Italia a oggi è sempre stato così, perfino i plebisciti di annessione al nuovo Regno furono segnati da gravi brogli, basti pensare alla camorra che minacciava e picchiava i Napoletani che non volevano votare per Garibaldi e Vittorio Emanuele II, basta leggere Il Gattopardo o guardare il film di Luchino Visconti basato su tale libro. Questa è da sempre la democrazia in Italia, questa è la politica, questo è lo schifo.


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