Restauro calchi umani di Pompei: la nuova scoperta dei ricercatori


L’immenso, impegnativo e minuzioso lavoro legato al restauro dei calchi pompeiani, portato a termine dagli esperti, nei famigerati laboratori pompeiani, non ha ridato soltanto il giusto valore alla storia dell’epoca ma ha fornito una serie di informazioni utili per capire precisamente quali siano state le tempistiche del decesso delle vittime dell’eruzione.

Ricordiamo che il 26 maggio è stata inaugurata anche la mostra “Pompei e l’Europa. 1748–1943“, nella quale sono stati esposti al pubblico, ben venti calchi. Tutto ciò fa parte dell’ambizioso Grande Progetto Pompei. 

Grazie alla rilevazione ed all’analisi della procedura tramite raggi X, è stato accertato come i pompeiani non abbiano subito alcuna agonia prima della morte, ma che siano piuttosto deceduti nell’immediato: ne è prova la struttura ossea all’interno e non solo. Sono stati ritrovati proprio nell’esatta posizione in cui esalarono l’ultimo respiro.

Riportiamo, tra le diverse fonti che attestano la veridicità di tale tesi, un estratto di un articolo del National Geographic, a seguito delle dichiarazioni di Giuseppe Mastrolorenzo, uno dei ricercatori dell’Osservatorio Vesuviano, che insieme ad altri, condusse uno studio sul caso: “Contrariamente a quanto fino a oggi ritenuto dai ricercatori, riportato più volte dai mass-media e raccontato da sempre a milioni di turisti in visita ai calchi a Pompei, le vittime non subirono una lunga agonia per soffocamento ma persero la vita all’istante per l’esposizione ad alte temperature, dai 300 ai 600 °C”. 


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