Terra dei fuochi: L’agromafia vende veleni a 5mila ristoranti


Un problema che non affligge più solo la Regione Campania, si parte dagli ortaggi venduti alle grandi compagnie di produzione, fino ad arrivare ai prodotti velenosi nei bar e nelle cucine di ristoranti sparsi sul territorio nazionale. Sono circa 5000 i locali nelle mani delle mafie o meglio, dell’agromafia. La vicenda della Terra dei Fuochi in Campania è da questo punto di vista la più eclatante ma non è l’unica. In Italia sono ben 725mila ettari le aree gravemente inquinate. A tal proposito il sito IlMattino.it scrive:

Un patto camorra-mafia per il controllo della filiera agricola campana, dalla proprietà dei terreni alla coltivazione, al trasporto, ai mercati all’ingrosso, fino alla vendita del prodotto lavorato in ben 5mila ristoranti e bar sul territorio nazionale sotto il diretto controllo della criminalità organizzata.

Hanno la vista lunga, i boss e hanno orientato, fin dal 2005, il riciclaggio di gran parte dei loro capitali illeciti provenienti da droga ed estorsioni sul vero settore trainante dell’economia campana: l’agroalimentare. Hanno abbandonato per tempo il cemento e l’immobiliare, piegati dalla crisi.

E sono tornati in qualche modo alle origini, sui passi della vecchia camorra dei mercati ortofrutticoli degli anni Cinquanta: hanno capito dove andava il mercato e hanno spostato capitali illeciti sui prodotti della terra. La conferma arriva dal rapporto «Agromafie» sui crimini agroalimentari in Italia realizzato da Coldiretti ed Eurispes e presentato ieri al Forum dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio.

Su 47,5 miliardi di fatturato l’anno del settore agricolo italiano, ben 7 sono delle mafie che, grazie alla presenza capillare sul territorio, si sono accaparrate i terreni, controllano i centri di intermediazione del prodotto, gestiscono il trasporto, hanno le mani sulla distribuzione, soprattutto per la grande rete commerciale, e arrivano fino ai tavoli dei locali di ristorazione, anche quelli insospettabili, sempre più spesso gestiti da prestanome. Quattordici i miliardi complessivi della presenza mafiosa nel settore, sommando all’agricoltura anche l’alimentare. E gran parte è targato Campania.


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