La bonifica della Terra dei Fuochi affidata alla “Mafia Capitale”


L’ombra della Mafia romana anche sulla tragica vicenda della Terra dei Fuochi. Una notizia sconvolgente, ma purtroppo non più di tanto, perché il punto è che in questo popolo si continua a morire di tumore e le opere di bonifica non partono. A riportare la notizia è L’Espresso.

Lo sentite questo odore? – dice Lucia De Cicco, attivista del movimento Eco di Giugliano passeggiando per le campagne coltivate e circondate dalle discariche costruite dalla camorra – Qui non esiste il principio di precauzione, nel dubbio si continua a seminare e a raccogliere. Siamo disperati: dopo anni di battaglie abbiamo capito che quando i riflettori si spengono torna tutto come prima“. A nove mesi dal decreto del governo che prometteva la mappatura dei terreni inquinati, il censimento delle malattie e una bonifica immediata, non solo non è iniziato un bel niente, ma la pulizia di questa terra martoriata sembra essersi trasformati in un altro affare per le associazioni malavitose.

Tutto iniziò quando nella discarica della Resit, per decenni si riversò ogni genere di scoria: dai detriti tossici dell’Acna di Cengio, giunti dalla val Bormida al confine tra Liguria e Piemonte, alle migliaia di tonnellate di veleni provenienti dal Nord. L’appalto per la bonifica di quest’area fu assegnato dalla Sogesid, la società del ministero dell’Ambiente, ad un’impresa formata dalla TreErre di Roma unita alla Italrecuperi di Napoli. Oltre sei milioni di euro, che nonostante i controlli serrati, sono finiti nelle mani di due aziende protagoniste dell’inchiesta. La camorra ha avvelenato le terre e la mafia romana di Massimo Carminati le ripulisce. La TreErre, alla quale era stata affidata la bonifica è stata creata da Riccardo Mancini, arrestato nell’operazione e nel 2009 l’allora sindaco di Roma Gianni Alemanno ha insediato lo stesso Mancini al vertice dell’Eur Spa. Poi nel 2012 è finito in cella con l’accusa di una tangente da mezzo milione di euro e quindi ha lasciato le cariche nella TreErre. Secondo l’accusa, Carlo Pucci, uno dei protagonisti della Mafia Capitale, anche lui dirigente di Eur e Mancini erano legati entrambi alla cosca di Carminati.

Ora si vedrà se revocare l’appalto e quando avviare la pulizia delle cave usate dalla camorra, ma il rischio concreto è quello di ritardare di molto l’inizio dei lavori o addirittura di rifare le gare d’appalto da zero. Ma intanto nella Terra dei Fuochi si continua a morire e a chiedere giustizia, ma questo grido di disperazione continua a rimanere senza risposte. Lo Stato aveva promesso la presenza stabile dell‘Esercito sul territorio, che invece si è ridotto a poche pattuglie, sostegno sanitario che tarda ad arrivare, come sostiene don Maurizio Patriciello, parroco simbolo della lotta contro la camorra. I roghi tossici continuano ad appestare l’aria e la camorra ci mette poco a trovare qualcuno che appicchi il fuoco:  “A volte ci pagano fino a 50 euro per ogni rogo“, spiega uno dei giovani Rom che vive nella zona della discarica di Giugliano, paese in provincia di Napoli al confine con il casertano.

Un inferno che solo chi vive da queste parti può capire e mentre lo Stato fa promesse da marinaio, la gente continua a sentirsi abbandonata.


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