Discriminazione: Bologna è una conseguenza della politica nazionale


Ieri allo Stadio di Bologna è successo qualcosa di inqualificabile e di cui mi sono vergognato“. Sono le parole di Gianni Morandi, cantante e presidente onorario del Bologna FC, in merito agli episodi di discriminazione ai danni dei Napoletani avvenuti durante l’incontro di calcio contro il Napoli, ma anche e soprattutto prima, quando “Caruso” del compianto Lucio Dalla è stata coperta da fischi e dal solito coro inneggiante al Vesuvio, operati da una parte dei tifosi avversari che purtroppo non sembrava esigua.

È stato un episodio fino a pochi anni fa inimmaginabile, accaduto nella “dotta Bologna” che contende a Parigi il vanto di essere la prima città al mondo in cui è sorta un’Università; se poi consideriamo che è Napoli il luogo dove è nata la prima Università statale, ancora maggiore è il rammarico per quell’evento perché si tratta di due città di antica e nobilissima tradizione culturale, dalle quali ci si aspetta piuttosto simpatia reciproca e collaborazione nella loro missione civilizzatrice.

Resta la sicurezza che gli eventi di ieri non siano la rappresentazione della communis opinio dei Bolognesi, ma l’accaduto è emblematico se pensiamo come Bologna e più in generale l’Emilia-Romagna sia ultimamente il territorio sul quale la Lega Nord ha concentrato molte delle sue fatiche. Bisogna dire che il gioco della Lega, inconfutabilmente intollerante e anti-napoletana prima che anti-meridionale, è molto agevolato dallo Stato che permette l’esistenza di quel partito manifestamente incostituzionale ed è immobile di fronte alle offese nei confronti del Mezzogiorno. Uno Stato che, contrariamente a quanto detto nell’ art. 3 della Costituzione, non si impegna a rimuovere gli ostacoli di natura sociale che creano disparità tra i cittadini della Nazione, tra i quali sicuramente la perpetua denigrazione dell’immagine di Napoli e dei suoi abitanti, tipo le ridicolizzazioni e le generalizzazioni massmediatiche tanto per citare qualcosa di recente (si pensa al personaggio di Gennaro nella pubblicità della Telecom, al programma “Il boss delle cerimonie” di Real Time, al citare Napoli nei titoli quando un episodio disdicevole è avvenuto nella provincia, e così via). Con questo non voglio auspicare un intervento statuale da regime totalitario, sottolineo soltanto la necessità di alcuni interventi che salvaguardino la dignità di un popolo.

Senza alcun dubbio a Napoli c’è colore, esagerazione, anarchia e pure scostumatezza; il problema esiste però quando si fa passare solo questo e non anche il centro storico più vasto d’Europa e che conta più chiese di Roma, la stazione della metropolitana più bella al mondo, la città dei castelli o le testimonianze delle culture passate di qui in 3000 anni (Napoli è più vecchia di Roma) così per citare qualcosa di differente dai soliti Sole – tarantella – mandolino – pizza – mare – panorama.

lucio dalla fischiato a Bologna

Non a caso la stigmatizzazione di quanto successo a Bologna, ma in precedenza anche in altre città tra cui Torino e Milano, si è avuta da personalità che non hanno a che fare con la politica: cantanti, giornalisti, calciatori, gente comune hanno manifestato solidarietà e critiche, dai politici invece solo silenzio quando non si vede la ragione per cui non potrebbero o dovrebbero intervenire, se sul caso Boateng (cui furono rivolti cori a causa del colore della pelle nell’amichevole contro la Pro Patria, squadra di Busto Arsizio) c’è stata un’interrogazione parlamentare. Questo dimostra quanto la questione meridionale, sorta proprio con l’Unità d’Italia, sia soltanto una locuzione utile per cercare voti e apparizioni in TV, poiché l’odio verso una parte di Nazione da parte di un’altra parte della stessa Nazione non può che comprometterne la coesione interna e, se non si fa nulla per evitare i motivi di risentimento e discriminazione, vuol dire che di quella coesione non te ne frega proprio nulla.

Insomma, ogni giorno i Meridionali assistono a questa campagna di indifferenza e denigrazione nei propri confronti e non possono non sentirsi a disagio in un’Italia così, non possono non sentirsi tagliati fuori da un Paese interessato al Sud solo in quanto discarica, bacino di voti e manodopera, suolo e sottosuolo da sfruttare senza per questo lasciargli dei benefici. In una sola espressione: colonia interna.

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