Di Maio: “Formeremo un Governo”. Salvini: “Alleanze? Tutto è possibile”


I due “vincitori” delle Elezioni Politiche, Di Maio e Salvini, rispettivamente a capo del Movimento 5 Stelle e della Lega, in attesa che il Capo dello Stato decida a chi consegnare le chiavi di Palazzo Chigi, continuano a professare proclami “elettorali” per convincere i più della bontà dei loro programmi di Governo.

Di Maio, intervenuto ad una riunione con Confcommercio a Milano, è convinto che per formare Governo “ci impiegheremo di meno” rispetto ai sei mesi della Germania. Per il penta stellato: “Il primo passaggio riguarderà i presidenti delle camere. Per assicurare la stabilità politica bisogna seguire l’iter istituzionale. Non c’è partita di governo sui presidenti camere. Sono ruoli di garanzia. Li si giocherà piuttosto il tema dei vitalizi“.

Inoltre, si sofferma, smentendo, su un eventuale richiesta di uscire dall’Europa: “Non abbiamo mai chiesto di uscire dall’Unione Europea e non abbiamo mai detto che avremmo lasciato l’Italia nel caos e questa è la nostra linea anche dopo le elezioni”. Poi si parte con una serie di promesse a raffica, spaziando dall’abolizione dello spesometro alla lotta contro l’evasione, dall’aumento dell’Iva alla diminizione delle tasse, non solo nell’importo, “ma anche il numero. È fondamentale per dare serenità ad attività produttive”.

Infine, non poteva mancare un passaggio sul reddito di cittadinanza: “Non abbiamo intenzione di dare soldi alle persone senza che facciano nulla. Avete la rassicurazione che nessuno potrà starsene sul divano. Non è uno strumento legato all’assistenzialismo ma dobbiamo ispirarci ai paesi liberali che utilizzano la flex security”.

Assistenzialismo, appunto. Questa è l’accusa più grande che, invece, l’oppositore Salvini fa al Movimento 5 Stelle: “Noi vogliamo promuovere il lavoro, ridurre le tasse per offrire più lavoro. A quanto capisco leggendo, ma magari sbaglio, la loro proposta si fonda più sull’assistenza che sullo sviluppo. A me interessa che l’Italia corra e lavori. Chi ha bisogno va aiutato, ma quello che mi interessa è che il Paese produca. Però, quando dalle parole si passa ai fatti, vediamo se c’è anche un’idea comune di sviluppo“.

Un’idea comune di sviluppo“, quindi, una chiara apertura ai tanto “odiati” grillini, pur precisando che: “Non ho la smania di fare il presidente del Consiglio a tutti i costi: farò tutto quello che è umanamente e democraticamente possibile per rispettare il mandato degli elettori“.

Apertura sì, ma solo con un governo di destra perché è vero che si lavora per il bene del Paese, ma il mandato” degli elettori non può essere sottovalutato. Infatti, spiega di sentire vivo e forte “il dovere di tener fede al mandato di 12 milioni che hanno scelto il centrodestra e di quasi 6 milioni che hanno scelto la Lega: stiamo lavorando per dare un governo a questo Paese con un programma di centrodestra aperto ad arricchimenti, contributi e proposte ma non stravolgimenti“, ha detto il leader del Carroccio alla stampa estera.

Infine, escludendo categoricamente alleanze con il PD (perchè “sarebbe irrispettoso coinvolgere chi ha perso“) parte anche lui con una serie di promesse, manco la campagna elettorale fosse ancora in corso: “La nostra ambizione è portare fuori il Paese dalle sabbie mobili“, producendo lavoro, con la flat tax, la cancellazione della legge Fornero. Tutto contro le politiche economiche europee, ma senza mai mettere in dubbio la presenza nell’Unione pr un’Italia “protagonista“.

Proprio il ruolo in Europa potrebbe essere uno dei punti sui quali costruire un’alleanza, con Di Maio che ha anche apprezzato le parole del commissario agli affari economici della UE, Pierre Moscovici (“L’Italia resterà un partner solido e affidabile“), ma ad ogni modo non va dimenticata una cosa non banale che si potrebbe esprimere citando un famoso film di Eddie Murphy: gira e rigira, ma resta sempre e solo “Una poltrona per due“.

 


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