Via libera alla legge spazza-corrotti, ma alla Lega non piace. Cosa prevede


Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al Ddl Anticorruzione, ribattezzato “Legge spazza-corrotti” dal Movimento 5 Stelle. I pentastellati, così, portano in Parlamento una delle loro battaglie storiche, probabilmente la più voluta dai loro elettori.

È stato il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede a illustrare il suo contenuto. La misura più d’impatto è il daspo a vita per chi sia stato condannato a una pena detentiva superiore a 2 anni per chi viene condannato per corruzione, da 5 a 7 sette anni per pene inferiori ai 2 anni. Resta ancora da chiarire se questa misura sia o no applicabile a Umberto Bossi, condannato a 2 anni e 3 mesi per truffa ai danni dello Stato, nel procedimento dei 49 milioni della Lega Nord.

Esiste, tuttavia, la possibilità del pentimento. Così spiega Bonafede: “Il presupposto è che la confessione sia volontaria e su fatti non ancora oggetto di indagine. I reati devono essere stati commessi non più di sei mesi prima. Chi si pente poi deve restituire il maltolto, inoltre deve essere esclusa la premeditazione”.

L’altra novità consiste nell’agente sotto copertura, con lo scopo di controllare dall’interno eventuali attività e facilitare le indagini. Non sarà, però, un agente provocatore. Altre misure riguardano le intercettazioni e i tempi dei tribunali.

Una novità importante riguarda poi i finanziamenti ai partiti, che non potranno più essere anonimi: “Chi finanzia un partito se lo vuole fare non si può più nascondere dietro l’anonimato. Non esiste più che la legge dello Stato fa da palo a chi prima dà i soldi e poi riceve in cambio dopo le elezioni” – così ha commentato Luigi Di Maio.

Secondo il guardasigilli “Il disegno di legge farà dell’Italia, che ora è il fanalino di coda, il Paese capofila nella lotta alla Corruzione a livello internazionale”.

Perplessità sono state comunque espresse da alcuni esponenti della Lega Nord, con Giulia Bongiorno che ha affermato: “Non possiamo arrestare 60 milioni di italiani”. Sulle intercettazioni il timore è che possano essere usate “senza uno straccio di prova”. Matteo Salvini, assente al CdM, aveva mostrato dubbi sul daspo a vita e sul rischio di processi sommari. Lo scontro potrebbe accendersi in Parlamento.


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