Perché il Sud sta votando Lega e come ha dimenticato 30 anni di insulti


Il 4 marzo è stato un terremoto politico. Il giorno dopo le elezioni, Luigi Di Maio parlò addirittura di “Terza Repubblica”. Il tempo ci dirà se e quanto durerà l’attuale governo giallo-verde. Fatto sta che tutto, o quasi, è cambiato. I partiti tradizionali, di fatto, non esistono più: Forza Italia è ai minimi storici, il Partito Democratico vive la sua crisi più nera. Uno scenario che si è verificato non solo in Italia, ma anche nel resto dell’Europa, con l’avanzare delle cosiddette forze populiste e nazionaliste a discapito di una sinistra sconfitta ovunque.

In tal senso, quindi, le imminenti elezioni europee rappresenteranno lo spartiacque decisivo tra vecchia e nuova politica, tra europeisti e sovranisti. In questo marasma incontrollabile, poi, la più grande novità riguarda proprio l’Italia, con l’ascesa inarrestabile che sta avendo la Lega guidata da Matteo Salvini. Dal 2013 al 2018, è passata da uno scarso 4% al 32% circa di consensi, stando agli ultimi sondaggi.

Ciò che più colpisce, però, non è solo la crescita generale di consensi, quanto la nascita di un bacino elettorale fino a qualche anno fa impensabile per il Carroccio: il Sud Italia. Se nemmeno 5 anni fa trovare un leghista meridionale era come cercare un ago in un pagliaio, oggi non è più così. Che qualcosa sta cambiando se ne sono accorti un po’ tutti. Proprio ieri vi abbiamo raccontato di come la Lega, al Sud, abbia acquisito un 9% in più di consensi rispetto alle ultime elezioni.

Secondo le analisi svolte dal Corriere della Sera, la Lega arriverebbe addirittura a sfiorare il 25% al Sud, restando dietro al Movimento 5 Stelle (in calo) ma staccando Forza Italia e Partito Democratico di diversi punti. Com’è possibile tutto ciò? In molti si sono interrogati su questo incredibile capovolgimento del Sud nei confronti della Lega.

Gran parte dei consensi di Salvini derivano da due fattori molto importanti: la crisi storica della sinistra (e dei partiti tradizionali) e l’eccezionale macchina comunicativa sul web messa in piedi dalla Lega. Il Partito Democratico è sostanzialmente scomparso al Sud, come si è visto lo scorso 4 marzo. C’è stato quindi un “vuoto di potere” che è stato colmato dalla Lega e dal M5S. Questo, però, non è avvenuto solo al Sud, bensì anche al Nord.

Diverse regioni storicamente di sinistra, infatti, hanno votato per la Lega di Matteo Salvini. Si, anche chi è stato comunista per una vita ha scelto di votare “dall’altra parte”. I 5 anni di governo Letta-Renzi-Gentiloni, hanno permesso alla Lega di imbastire una campagna elettorale perenne, sia in piazza che sul web. E in quel lasso di tempo che la Lega è cresciuta, “mangiandosi”tutto il centrodestra (o quello che ne rimane) e diventando il primo partito in Italia.

Può sembrare a dir poco inconsueto un Ministro della Repubblica indagato in diretta Facebook, ma ci siamo un po’ tutti abituati a questo tipo di comunicazione, a tal punto che, ormai, non ci facciamo neanche più caso. E così che Salvini ha cementificato il suo consenso, parlando al popolo della rete, quello che non si vede ma che c’è, esiste e va anche a votare.

La Lega è riuscita, inoltre, a catalizzare l’attenzione su problemi nazionali, che riguardano indistintamente ogni parte del Paese. Prendiamo per esempio l’odio razziale per gli stranieri, o la paura verso l’immigrato, che viene fomentata indistintamente sia al Nord che al Sud. E’ su temi di portata nazionale, quindi, che Salvini è riuscito ad attrarre a sé due elettorati molto diversi. Il leader leghista ha fatto breccia nel ceto medio, proponendo soluzioni semplici a problemi molto complessi.

E così che Salvini è riuscito a cancellare, con un colpo di spugna, quasi 30 anni di insulti e calunnie contro il Sud. Non ci si deve più stupire, quindi, se i meridionali che votano Lega continuino ad aumentare. Succede, infatti, che si possa dimenticare (e rinnegare) tutto in virtù di un bene superiore, di una speranza che qualcosa possa andare meglio. E Matteo Salvini (assieme a Luigi Di Maio) incarna, per il momento, quella speranza. Ma per quanto, ancora?


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