Lettera. “Prostitute, ritardi, malori: noi pendolari bestie senza dignità”


Ivana è una ragazza, una stagista pendolare che ogni giorno si alza alba per giungere a Roma da Napoli, facendo il percorso inverso di sera. Quale sia la situazione dei trasporti pubblici in Italia, e in particolare al Sud, cui è destinato solo l’1,2% dei fondi nazionali destinati al trasporto su ferro, lo sappiamo, sappiamo che spesso la differenza tra un vagone di pendolari e un carico di bestie maltrattate è praticamente nulla, e tuttavia l’Italia ci insegna che si può sempre fare peggio. Leggete il racconto di Ivana, la quale descrive uno schifo tale da non lasciar spazio alcun commento.

“Cronaca di una mattinata ai limiti della vergogna e della dignità umana:

Napoli, stazione Campi Flegrei, ore 5:50. Come ogni mattina parcheggio la macchina fuori all’ingresso della stazione e noto un viavai di gente tra cui una decina di prostitute, due tedeschi ubriachi con tanto di bottiglie di vetro in mano e tutti i pendolari che con me ogni giorno giocano a bingo per indovinare da quale binario partirà il famoso treno delle 5:55. Dopo aver fatto pari e dispari scelgo il binario 2, tanto lì qualcuno saprà dirmi qualcosa. Salendo per le scale incontro una faccia conosciuta, ormai dopo un mese tra pendolari ci si riconosce e chiedo da quel binario partirà il treno. “Cara il treno delle 5:55 è stato soppresso, forse partirà quello delle 7:15”. Cominciamo bene. Corro fuori e prendo la macchina per andare a Piazza Garibaldi.

Ore 6:07, Piazza Nazionale. Indicazioni sbagliate, semafori non funzionanti, sbaglio la traversa e  quando arrivo in stazione le porte del treno delle 6:10 mi si chiudono davanti.

Ore 6:40 Piazza Garibaldi. Entro nel treno Frecciarossa 35610. Seduta al mio posto, con tanto di prenotazione posto, sento degli allarmi, vedo vari ferrovieri che camminano frettolosamente tra i vagoni. Finalmente il treno parte.

Ore 6:55 zona Afragola. Il treno rallenta , si ferma, si spegne e così anche l’aria condizionata. Il primo avviso ci viene dato dopo 25 min. “Il treno ha un guasto e stanno cercando di farlo ripartire”. Alla vista delle hostess che davano gratis bevande e biscotti, tutti noi abbiamo capito che non si sarebbe risolto tutto così facilmente. Chiedo cortesemente dopo 30 minuti in assenza di aria di aprire le porte. “Le porte sono elettriche, se non funziona il treno le porte non si aprono” . Un piccolo omino con una chiave inglese le forza secondo procedura e ne apre solo due avvisanodoci che per legge non si può uscire. Da quel momento in poi panico: chiamate alla polizia, all’ambulanza, alla stazione Centrale. La gente, compresa me, comincia a sentirsi male e sviene compreso il capostazione. Ore 8 sempre fermi. Idea geniale di qualche ingegnere che avrà vinto chissà come il concorso nelle Ferrovie dello Stato: “Tra poco un rimorchio da Napoli vi verrà a riprendere e vi riporterà alla stazione centrale dove un altro treno vi aspetta”.

Ora 8:30 sempre fermi. Arriva il rimorchio, che va a 40 km/h, si aggancia e dopo circa 20 minuti comincia la tratta senza aria condizionata che è durata circa 40 minuti. Ormai l’ossigeno era terminato in tutti i vagoni.

Ore 9:20 Napoli Centrale. In stazione appena arrivati, sudati, esausti e seriamente nervosi, le porte ovviamente non si aprono. “Il treno è elettrico” la gente, compresa me, cominciamo a battere le mani sul finestrino per farci aprire. Gli operatori a terra ci guardano come se stessimo facendo qualcosa di assurdo.

Ore 9:30 centro assistenza. Ci avrebbero dovuto accogliere per darci info dettagliate. Ed invece: giustificazioni per chi ha avuto il coraggio di riprendere il treno successivo, con numerazione sbagliata (tutti sono dovuti ritornare indietro per farla modificare); per fare il reclamo bisognava fare la fila per poi ritirare un solo modello.

Io pago: 42 € l abbonamento metro e cumana, 356 € l’abbonamento Frecciarossa, 38 € l’abbonamento Atac. E ho anche preso il numerato (321 ed erano al 264). Non sono andata a lavoro perché mi sono sentita male sul treno.

Grazie Italia, per le inefficienze per i disservizi per avere personale non capace di prendere le decisioni giuste.”


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