Il Babà Vesuvio regalato a D&G è un “tarocco”: l’accusa di Scaturchio


Gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno trasformato Napoli in una passerella di Alta Moda, in uno scenario internazionale di stile, che non ha solo esportato la creatività italiana, ma ha posto al centro del discorso artistico la città partenopea, senza la quale lo stesso evento non avrebbe avuto il medesimo eco distintivo. Vicoli, piazze e castelli hanno connotato, in chiave storica, creazioni contemporanee e innovative, ma allo stesso tempo dedicate all’omaggio a Napoli, città dei vecchi santi e…dei nuovi artisti.

Un regalo ai due giovani stilisti, da parte di un pasticciere napoletano, è stato il famoso Babà Vesuvio, un dolce che rievoca la forma conica del simbolo partenopeo per eccellenza.

Si tratta del pasticcere Salvatore Capparelli, il quale, però, avrebbe peccato di plagio secondo la storica pasticceria Scaturchio, che si identifica come creatrice assoluta del Babà Vesuvio. Ed, in effetti, lo è.

babà vesuvio

Babà Vesuvio di Scaturchio

A denunciare il fatto è stata la stessa pasticceria tramite la voce del Corriere del Mezzogiorno: i proprietari di Scaturchio parlano di un “fatto molto grave”, in violazione della “proprietà industriale”, poiché il dolce in questione fu ideato dalla pasticceria napoletana nell’ambito del G7 tenuto a Napoli nel 1994 e brevettato l’anno seguente con il nome e la forma conosciuti.

Proprio due stilisti di fama internazionale che dovrebbero salvaguardare l’importanza del marchio, cadono in quest’errore, a detta dei pasticceri di Scaturchio: pertanto, si tratta di un Babà “tarocco” quello regalato ai due creativi.

Tuttavia, una remota ipotesi potrebbe riguardare il fatto che Dolce & Gabbana non fossero affatto a conoscenza della creazione artigianale e del brevetto in questione. In questo caso le colpe andrebbero tutte a Capparellimolto criticato dai signori Scaturchio:

“Capiamo che l’evento sia stato un’opportunità unica per Capparelli, che altrimenti non avrebbe mai avuto una tale visibilità. Questo però non giustifica quanto successo, non ci si può fare pubblicità e arrecando un danno d’immagine alla nostra azienda, fregiandosi di una creatività fasulla”.


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