Universiadi, De Luca dà “un contributo” spostando le gare da Napoli a Salerno


La mancanza di tempo sta minando sempre più le (poche) certezze delle istituzioni nell’organizzazione delle Universiadi 2019 a Napoli. La città partenopea ha potuto beneficiare della rinuncia di Brasilia, ma già, al momento della nomina, i tempi canonici di organizzazione erano più che dimezzati.

Prima di Pasqua i segnali erano incoraggianti, soprattutto per il pieno appoggio del CONI, ma le recenti dichiarazioni del commissario straordinario Latella sulla possibilità che le Universiadi possano “saltare”, se non verranno ridimensionate, sembrano proprio voler mettere fretta agli uomini di Palazzo San Giacomo, già nella tempesta per il cosiddetto debito ingiusto.

Ieri, intanto, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha dichiarato attraverso il sito istituzionale della Regione Campania: “Siamo pienamente impegnati nel dare il nostro contributo. La struttura commissariale serviva e serve per accelerare le procedure avviate. Tempi e procedure restano le priorità. Saremo vicini al commissario e, come abbiamo sempre fatto, manteniamo ogni forma di collaborazione utile per concludere il percorso che porterà Napoli e la Campania alle Universiadi”.

Se per molti le parole del governatore, ex e amato sindaco di Salerno, sembravano “una mano tesa” verso de Magistris, con il passare delle ore avanza sempre più prepotentemente l’idea che si stia tentando di salernizzare la kermesse sportiva, a discapito di Napoli e delle capacità organizzative del Comune partenopeo con il quale De Luca (e non scopriamo l’acqua calda) non ha rapporti idilliaci.

I fatti parlano chiaro, in riferimento all’organizzazione delle prossime Universiadi: il villaggio olimpico sulle navi da crociera nel porto di Napoli è stato spostato al campus di Fisciano; lo stadio principale per il calcio sarà l’Arechi di Salerno; la scherma è prevista a Baronissi; infine, la ginnastica, visti i ritardi del PalaVesuvio, potrebbe essere prevista al PalaSele di Eboli.

Allora non resta che chiedersi: qual è “il contributo” che De Luca vuole dare, ma soprattutto a chi?


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