L’America come Ercolano, amanti del bello: la Villa dei Papiri


Sommersa come Pompei e le altre città vesuviane sotto una cascata di lapilli e materiale piroclastico dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., l’antica Ercolano è rimasta anch’essa quasi intatta, con le sue strade, le botteghe, i mosaici e lo scrigno di Villa dei Pisoni, meglio conosciuta come Villa dei Papiri dalla quale furono ritrovati quasi duemila papiri carbonizzati appartenenti alla biblioteca di Filodemo di Gadara. Da qui riparte  il nostro viaggio alla scoperta dell’antica Herculaneum.

Per ciò che riguarda la struttura di Villa dei Papiri, si tratta di una splendida residenza romana, che all’epoca doveva affacciarsi direttamente sul mare. Per comprendere meglio l’architettura, la sontuosità, il lusso, l’eleganza, la raffinatezza degli arredi esterni ed interni, basta fare un salto in America.

Paul Getty Museum aerea

Paul Getty Museum aerea

Amante dell’arte greco – romana, il petroliere Paul Getty, collezionando numerosi oggetti d’arte antica nella sua galleria, decise di aprire nel 1974 tra Los Angeles e Malibu un museo dell’antichità che tutt’ora vanta circa 44.000 opere di arte greco, romana ed etrusca. Il Paul Getty Museum non è solo un una galleria d’arte antica ma un vero e proprio centro studi di antichità. Non è un caso che la pianta, ancor più evidente dall’immagine aerea soprastante, si ispira chiaramente alla Villa dei Pisoni ercolanese.

L’importanza mondiale di Ercolano e ancor più della biblioteca di Filodemo di Gadara non solo è dovuta dall’essere l’unico fondo librario più antico rispetto alle altre biblioteche nazionali e straniere, ma dal presentare una pianta stilistica tra le più belle tra tutte le dimore imperiali della Campania Felix augustea.

Paul Getty Museum

Paul Getty Museum

Lo scavo di villa dei papiri inizia con Carlo III di Borbone che, tra il 1750 e 1764, penetra nell’area sottostante attraverso una serie di cunicoli e pozzi sotterranei. Gli scavi borbonici furono guidati dapprima da un agrimensore, Don rocco Gioacchino Alcubierre, poi successivamente da Karl Weber a cui si deve la pianta del 1754 con l’indicazione dei rinvenimenti scultorei.

La villa come abbiamo già accennato, era costruita a terrazzamenti sulla linea di costa, lunga circa 250 metri secondo un orientamento longitudinale in direzione Nord – Ovest/Sud – Est. Quattro i nuclei principali individuati: un corpo centrale con atrio, tablino e peristilio quadrato; nella parte orientale una serie di ambienti mentre il settore Ovest era caratterizzato da un gran peristilio rettangolare che terminava in belvedere di forma circolare.

Danaidi, villa dei papiri

Danaidi

Dell’arredo abbiamo la ricca testimonianza custodita ora al Museo Archeologico di Napoli. Un’intera sezione dedicata alle sculture che adornavano le sale e il giardino della villa. Ritroviamo alcuni busti di bronzo di filosofi e letterati: Epicuro, Ermarco, Zenone e Demostene a dimostrazione che la biblioteca della villa era un vero e proprio centro di diffusione di filosofia greca, grazie al cospicuo fondo librario raccolto da Filodemo.

Seguono le Danaidi, le figlie del re Danao, condannate ad attingere acqua senza fine per aver ucciso a tradimento i propri sposi. Furono inizialmente identificate per la posa come “danzatrici” ma successivamente come hydrophorai (portatrici d’acqua). Le due celebri statue in bronzo dei corridori, copie originali databili al IV sec a.C. , busti di sovrani, condottieri e letterati greci, statue bronze di Satiri ebbri e tutta la meravigliosa serie scultorea che rende a pieno l’immagine di quella che doveva essere villa dei papiri in età augustea: architettura, decoro, letteratura, filosofia, usi e costumi di una società romana che prediligeva ritagliarsi i propri angoli di paradiso sul mare e  con il Vesuvio sullo sfondo.

La storia di villa dei papiri non finisce qui. Dopo gli scavi Borbonici, il ritrovamento dei papiri ci aspetta il meticoloso lavoro di restauro e decifrazione dell’Officina dei papiri ercolanensi, il nostro  prossimo appuntamento.

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