Ballottaggio a Torre del Greco, giornalista di VesuvioLive intimidito all’esterno del comitato di Borriello: “Devi spegnere tutto”

L'esterno del comitato di Ciro Borriello


La parola politica per millenni è riuscita a conservare e trasmettere il valore che rappresenta. La parola, com’è noto, deriva dal greco antico e significa arte di governare e nel mondo antico racchiudeva gli ideali di onore, difesa della città, giustizia e soprattutto repulsione verso la tirannia e qualsiasi tipo di sopruso. Significati che oggi hanno perso valore, anzi, alcuni comportamenti che purtroppo si verificano e ai quali a volte assistiamo personalmente suggeriscono esattamente un capovolgimento di quei valori.

Ballottaggio: giornalista di VesuvioLive intimorito fuori al comitato di Borriello

Il riferimento ad avere assistito ad abusi e prepotenze non è casuale. L’occasione è stata lo spoglio del ballottaggio a Torre del Greco di lunedì 29 maggio, appena due giorni fa, un evento che VesuvioLive ha seguito in diretta con degli inviati nei comitati dei candidati sindaci, Luigi Mennella e Ciro Borriello.

Michele Massa è stato il nostro giornalista presente presso il comitato di Borriello che si trovava in via Nazionale, con il compito di assistere alle reazioni man mano che arrivavano i dati sulle preferenze, inviare contributi video e l’eventuale esultanza per la vittoria ballottaggio, raccogliere le dichiarazioni dopo il risultato.

Un lavoro che il giovane giornalista non ha potuto minimamente svolgere nonostante si trovasse all’esterno del comitato (non è stato accolto all’interno perché gli spazi sono troppo angusti), a causa delle intimidazioni subìte da parte di alcuni soggetti. Massa aveva messo un cavalletto sul marciapiede pubblico, dove era installato un telefono cellulare con il quale fare le riprese. Aveva al collo un badge che lo identificava come inviato di VesuvioLive, in modo che fosse chiara l’appartenenza a una testata giornalistica.

“Devi spegnere tutto”

Ebbene, Massa è stato costretto a togliere il cavalletto perché alcune “brutte facce” – così le ha definite – si avvicinavano in continuazione a lui, si posizionavano di fronte al cellulare che era in posizione fissa e gli intimavano di non filmarli anche se in realtà erano loro che passavano davanti alla fotocamera. “Chi sei?”, “cosa ci fai qua?”, “devi spegnere tutto, non puoi riprendere” – il tutto con toni minacciosi ed una cadenza idonea a far comprendere che non stava avendo a che fare con elementi di spicco della buona società.

Un fatto inaccettabile e di estrema gravità di cui, ci auguriamo, il dottor Ciro Borriello non sia a conoscenza prima di apprenderlo adesso. Un attacco alla libera informazione e al diritto dei cittadini di Torre del Greco di essere informati, specialmente in un momento cruciale per le sorti della città del corallo che ha bisogno di riscatto. Un riscatto che deve passare necessariamente anche attraverso la legalità.


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