Scoperto il vaccino contro il tumore: il parere degli esperti italiani


La notizia più attesa di sempre: un vaccino contro il tumore. Se nel corso dei secoli la scienza è riuscita a debellare numerose malattie che un tempo erano causa di morte e che oggi si combattono con semplici antibiotici, essa tenta ancora di intercettare il male non ancora sconfitto (o almeno finora), ossia il tumore.

Sulla rivista Nature è stata pubblicata la notizia: un gruppo di esperti dell’Università Johannes Gutenberg, a Mainz, in Germania, ha sperimentato su topi affetti da diversi tipi di cancro e su tre pazienti, il vaccino contro le cellule tumorali e, di fatto, la malattia si è fermata nella sua espansione.

Nello specifico, si tratta di una capsula di molecole di grasso che racchiude un piccolo Rna (acido ribonucleico) su cui sono scritte le “istruzioni genetiche” per attivare le cellule del sistema immunitario in modo mirato contro il tumore. La molecola di Rna (simile al Dna) è intercambiabile a seconda del tipo di cancro da combattere. Cosa fondamentale è la penetrazione della molecola, tramite iniezione endovena, fino la milza, linfonodi e midollo osseo.

I tumori dei tre pazienti e degli animali hanno smesso di crescere e si sono stabilizzati, tuttavia il vaccino sarà ancora sperimentato durante tutto il 2017 su persone affette da diverse patologie tumorali.

Ma cosa dicono gli esperti circa il lavoro tedesco? Qual è la loro opinione riguardo al vaccino? Generalmente, i professionisti italiani che si sono espressi, mostrano l’intenzione di procedere in modo cauto verso questa strada, poiché ancora in via sperimentale.

È ancora presto per poter parlare di un ‘vaccino universale’, anche se si tratta di una ricerca innovativa i cui risultati, interessanti, sono tuttavia ancora molto preliminari”, commenta Paolo Ascierto (come riporta Il Corriere della Sera), direttore dell’Unità di Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori “Pascale” di Napoli. L’esperto napoletano illustra, inoltre, altri metodi di immunoterapia già esistenti: “In futuro, se si arriverà effettivamente a un vaccino terapeutico anticancro, questo potrà essere utilizzato in affiancamento alle potenti armi di immunoterapia che già stiamo utilizzando (che attivano il sistema immunitario contro le cellule cancerose, per combatterle e distruggerle), per avere una risposta ancora maggiore in termini di efficacia”. Affermando infine, che esistono alcuni farmaci che attendono l’approvazione della Food and Drug administration (l’ente statunitense addetta al controllo dei farmaci).

Simile la considerazione di un altro specialista del settore, Mario Santinami, direttore della struttura Complessa di chirurgia Melanoma e Sarcoma dell’Istituto nazionale dei Tumori di Milano: “(…) Ma teniamo ben presente di cosa stiamo parlando. Cioè di una sperimentazione fatta su due topi e tre pazienti. Da qui a dire che il vaccino funziona il salto è troppo azzardato, come riporta Il Giornale.

Tuttavia Santinami è fiducioso ed ottimista, poiché crede che il cammino sia quello giusto, in quanto “il vaccino non agisce più per distruggere le cellule della malattia, ma educa il sistema immunitario a combattere il tumore. Però, prima di dire che il vaccino c’è, calma, aspettiamo la sperimentazione clinica”.

In ogni modo, i professionisti che da anni vivono a stretto rapporto con patologie tumorali e con i pazienti che ne sono portatori, decidono, fondamentalmente, di camminare coi piedi di piombo sulle vie sperimentali, le quali possono rivelarsi scoperte rivoluzionarie o meno. In molti ricordano, a tal proposito, la cura Di Bella, la quale, tuttavia, rappresentava una sorta di palliativo e non un’arma d’attacco.

Anche se in questo caso si tratta, di tutt’altra cosa, come afferma Silvio Garattini, scienziato e direttore dell’istituto di ricerche farmacologiche «Mario Negri» di Milano: “È stato fatto un buon passo avanti, ma non è la soluzione. Il progetto è molto promettente. Intendiamoci, non è una cura Di Bella. Questa è una cosa seria. Ma bisogna capire su quali tipo di tumori agisce, a che stadio, quali cellule reagiranno e quali no. Insomma, è troppo presto per un risultato reale. Ci vorrà ancora parecchio tempo”.


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