Alessandro Scarlatti: il genio siciliano che rivoluzionò la Musica Napoletana


La musica del Barocco napoletano ha segnato un nuovo inizio per la musica classica e da camera di tutta Europa. Le composizioni ed i suoni nati a Napoli ispirarono e formarono artisti del calibro di Mozart e Wagner. Tutto iniziò con l’arrivo in città di un maestro siciliano: Alessandro Scarlatti. Nacque a Trapani il 2 maggio del 1660, ma poco si sa della sua educazione musicale. Sicuramente sin da giovane ha dimostrato un talento incredibile, al punto da ottenere a soli 18 anni l’incarico di Maestro di Cappella presso la Chiesa di San Giacomo degli Incurabili di Roma.

Nella città eterna troviamo anche il primo documento che attesti l’attività di Alessandro Scarlatti in veste di compositore, risalente al 1679. Si tratta dell’assegnazione d’un importante incarico, la stesura d’un oratorio, da parte della prestigiosa e potentissima Arciconfraternita del SS. Crocifisso: “A dì 27 gennaio 1679. E fu resoluto nel modo di tenere circa l’elezione de li M.ri di Cappella che devono fare l’Oratorii nelli cinque venerdì di Quaresima.”

A Roma, Scarlatti ottenne anche l’apprezzamento e, quindi, il sostegno economico di una delle più importanti famiglie nobiliari della città e le sue opere iniziarono a circolare prima nei salotti che contavano e, da lì, in tutte le grandi città europee. Il compositore siciliano univa una conoscenza incredibile delle tecniche più avanzate e degli stili più famosi del tempo ad una ricerca continua rivolta all’innovazione ed alla creazione di uno stile personale ed unico.

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Nel 1684, spinto dal successo, Scarlatti decise di affrontare il banco di prova per tutti gli artisti del tempo: Napoli. La capitale meridionale del tempo era un focolaio di cultura ed arte, con gusti raffinati ed un pubblico elitario pronto alle nuove scoperte stilistiche. Vi rimase per diciotto anni, fino al 1702, componendo 35 drammi ed un numero imprecisato di opere minori. Il compositore viene attualmente riconosciuto come uno dei fondatori della grande scuola musicale napoletana ed il suo stile unico segnò tutti gli artisti successivi e l’inizio del Barocco della nostra città, ma, dai contemporanei, non fu particolarmente apprezzato.

Le opere dello Scarlatti maturo erano talmente tanto complesse, ricercate e difficili da poter essere comprese ed apprezzate soltanto da una ristrettissima cerchia di intellettuali. Citiamo un critico contemporaneo, tale conte Francesco Maria Zambeccari che nel 1709 scriveva: “Alessandro Scarlatti è un grand’uomo, e per essere così buono, riesce cattivo perché le compositioni sue sono difficilissime e cose da stanza, che in teatro non riescono, in primis chi s’intende di contrapunto le stimarà; ma in un’udienza d’un teatro di mille persone, non ve ne sono venti che l’intendono”.

Nel 1702 abbandonò Napoli alla ricerca di guadagni più consistenti, spinto dalle ristrettezze economiche. Dopo una breve sosta a Firenze tornò a Roma dove ottenne il prestigioso titolo di vice maestro di cappella della basilica di Santa Maria Maggiore. Più Scarlatti lavorava, più le sue opere diventavano difficili e complesse, al punto da allontanarlo quasi definitivamente dai circoli culturali dell’epoca. Ormai isolato e chiuso nella sua ricerca stilistica continua, si ritirò a Napoli dove morì il 24 ottobre del 1725.


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