18 marzo 1944, ultima eruzione del Vesuvio: 77 anni dopo è sveglio ma non ci minaccia


18 marzo 1944. Sono passati esattamente 77 anni da quando il Vesuvio eruttò per l’ultima volta nella sua storia. Da allora il guardiano del Golfo di Napoli ci sorveglia come un papà buono che noi tutti vesuviani amiamo, rimanendo incantati quando lo ammiriamo imbiancato ai primi freddi invernali.

Tra allarmismo e catastrofismo di scienziati e ricercatori, scetticismo generale su un piano di evacuazione inefficiente per bocca di molti, il “Grande Cono” prosegue nella sua normale attività senza far trasparire alcun segno di minaccia, mentre negli stadi italiani viene continuamente invocata una sua punizione sui napoletani.

L’evento che vogliamo ricordare cominciò il 12 agosto del 1943 con una fuoriuscita della lava che sgorgò da una bocca posta al piede del vulcano. 5 mesi dopo, il 6 gennaio del 1944, avvenne un’altra frattura sul fianco del conetto determinando ancora una volta un flusso di lava in uscita spingendosi sino a 100 metri a valle.

Il 13 marzo il Vesuvio riprese la sua attività lanciando scorie la cui frequenza e forza aumentarono di ora in ora. L’eruzione vera e propria si ebbe il 18 marzo di quello stesso anno. L’attività si aprì con forti colate di lava che dopo aver quasi del tutto distrutto San Sebastiano al Vesuvio e Massa di Somma si spinsero sino a Cercola.

Dal 22 marzo variò lo stile eruttivo del Vesuvio, la nube raggiunse un’altezza di 5 chilometri e in quella giornata tanti e importanti furono le attività sismiche che si prolungarono fino al giorno successivo. I paesi maggiormente coinvolti dall’eruzione del ’44 furono: Terzigno, Pompei, Scafati, Angri, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Poggiomarino e Cava; mentre gli abitanti di San Sebastiano al Vesuvio, Massa di Somma e Cercola, gli abitanti costretti all’evacuazione.

L’eruzione del 1944 avvenne sul finire della Seconda Guerra Mondiale, nel pieno dell’occupazione anglo-americana. E proprio grazie alla guerra che l’ultima attività del Vesuvio è stata documentata con immagini video riprese in tempo reale. Infatti erano presenti molti operatori stranieri che documentavano la guerra. Sono molte le testimonianze dei militari  presenti in quel periodo: Norman Lewis, agente dei servizi segreti inglesi scrisse così:

“La lava si stava inoltrando tranquillamente lungo la strada principale, e ad una cinquantina di metri dal margine di questo cumulo di scorie che lentamente avanzava, una folla di diverse centinaia di persone, in gran parte vestite di nero, pregava inginocchiata. La lava si muoveva alla velocità di pochi metri all’ora, e aveva coperto metà della città con uno spessore di circa 10 metri. La cupola di una chiesa, emergendo intatta dall’edificio sommerso, veniva verso di noi sobbalzando sul suo letto di cenere. L’intero processo era stranamente tranquillo. La nera collina di scorie si scosse, tremò e vibrò un poco e blocchi cinerei rotolarono lungo i suoi pendii. Una casa, prima accuratamente circondata e poi sommersa, scomparve intatta dalla nostra vista. Un rumore da macina, debole e distante, indicò che la lava aveva cominciato a stritolarla. Vidi un grande edificio con diversi appartamenti, che ospitava quello che chiaramente era stato il miglior caffè della città, affrontare la spinta della lava in movimento. Riuscì a resistere per quindici o venti minuti, poi il tremito, gli spasmi della lava sembrarono passare alle sue strutture e anch’esso cominciò a tremare, finché le sue mura si gonfiarono e anch’esso crollò. Su tutte le statue che affrontavano la lava dominava in tutti i sensi, per dimensioni, per numero di persone che reggevano la piattaforma, quella dello stesso San Sebastiano”.

Di seguito vi proponiamo un video che mostra le immagini d’epoca


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