Segare la vecchia: un macabro rituale della Campania fra sacro e profano


Molte tradizioni e riti popolari potrebbero sembrare grottesche o addirittura di cattivo gusto, viste senza conoscerle. Così in molti potrebbero inorridire nel vedere gente festante mentre sega a metà un fantoccio raffigurante un’anziana signora. Il rito di “segare la vecchia” ha origine antichissime ed è ancora molto sentito e praticato nel Sannio ed in provincia di Caserta, in particolare nel Comune di Alife.

Tutto inizia con l’avvento del periodo di Quaresima, che per i cristiani rappresenta un momento di raccoglimento, privazioni e digiuno in vista della Pasqua. La domenica dopo il martedì di Carnevale, nei luoghi dove si celebra il rito, viene fatto penzolare dai balconi il fantoccio di una vecchia: questa figura poco gradevole rappresenta proprio la Quaresima, il momento di austerità, la tristezza che deve incombere su ogni buon cristiano.

Però, anche questo raccoglimento è destinato a finire: l’arrivo della primavera, i colori, i profumi e le prelibatezze della terra non possono coesistere con la figura della vecchia. Così, nella penultima domenica di Quaresima il triste fantoccio viene portato in piazza e segato in due: la violenza simboleggia la fine della magra e propizia la prosperità della nuova stagione. Il tutto si conclude dando fuoco a ciò che resta della vecchia, liberando fra le fiamme gli ultimi rimasugli di tristezza.

Questa tradizione non è esclusiva della Campania, ma è presente anche nel Nord Italia: in questi luoghi, però, la vecchia viene spesso rappresentata con un grosso ciocco di quercia. In ogni caso il resto del rituale resta pressoché invariato.


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI