Quando De Crescenzo disse: “La storia della filosofia è nata in Campania”


“Miei cari concittadini, se invece d’intasare l’isola d’Ischia, un giorno decideste di spingervi un po’ più a Sud, finireste col notare il villaggio di Marina di Ascea. Qui si stagliano, in un silenzio incantato, le antiche mura della città di Elea. In questo piccolo paese della Campania nacque una scuola di  pensiero che in seguito dovrà avere un grosso peso nella storia della filosofia occidentale”. (Luciano De Crescenzo, Storia della Filosofia Greca)

Con queste parole, l’ormai compianto Luciano De Crescenzo descriveva la storia dell’antica Elea (oggi frazione del paese di Ascea Marina) sulla costiera cilentana. Un luogo al quale il Prof. era molto legato e a cui riconosceva un ruolo fondamentale nella storia culturale d’Europa: aver dato il via alla lunga strada del pensiero filosofico dell’Occidente. 

Probabilmente è grazie agli scioglilingua di Parmenide e alle tartarughe di Zenone, se l’uomo ha iniziato a dare un’interpretazione non religiosa a ciò che non riusciva a comprendere coi sensi. E’ grazie a questo piccolo fazzoletto di mondo, ancora incontaminato e bagnato da un mare cristallino, se oggi possiamo affermare che la Filosofia non solo l’hanno inventata i magnogreci, ma proprio i campani di circa di 25 secoli fa. Questa cosa ha sempre riempito d’orgoglio il cuore di De Crescenzo, il quale ha voluto rendere omaggio a questa storia, raccontandola ai più. Ora cercheremo di farlo noi. Certo, per sommi capi e probabilmente non con la giusta eloquenza, ma ci proviamo. Siamo convinti che dall’alto il Maestro ce ne scuserà, anzi ne sarà addirittura felice.

Ascea MarinaPartiamo per gradi. Perché proprio Elea e non una delle tante altre poleis ( le famose città-stato greche) che animavano le coste del Mediterraneo? Qui dobbiamo fare una precisazione. Delle scuole di pensiero nacquero in altri luoghi del mondo ellenico, anche molto tempo prima della città di Parmenide. Mileto, Atene e Tebe erano già invase da uomini e visionari che cercavano di dare un senso alle cose del mondo.

Il problema sta in cosa cercassero queste scuole pre-eleatiche e in che modo lo facessero. Infatti, gli adepti di Mileto e company cercavano il cosiddetto “archè”, il principio di tutte le cose. Il fattore che avesse creato tutto e dal quale tutto si sarebbe creato. Quasi come se il mondo fosse una grande pianta, nata dallo stesso seme. Una volta domandatosi ciò, tutti poi si dividevano su cosa fosse questo archè. Chi diceva il fuoco, chi l’acqua, chi un’accozzaglia informe di materia. Insomma non erano proprio dei filosofi, bensì somigliavano più ai chimici o ai fisici di oggi. E in alcuni casi ci hanno anche preso.

La filosofia vera e propria nasce ad Elea sotto forma di una frase, che ancora oggi è l’incubo di ogni liceale e che sembra non entrare mai in testa: “l’essere è e non può non essere. Il non essere non è e non può essere.” A pronunciarla è stato Parmenide, uno dei più grandi pensatori dell’antichità, il quale probabilmente (data la sua superbia) sapeva di rivoluzionare il globo col suo indovinello. Che il lettore non si spaventi, a prima vista a tutti sembra un arcano.

Elea – Velia

Cerchiamo di capire cosa volesse intendere questo nostro conterraneo. Il concetto è semplice. Prima abbiamo detto che “filosofia” (detto in soldoni) significa: cercare di dare una risposta con gli strumenti della mente a ciò che non capiamo, senza alcun dogma o flessione verso la religione. Con il suo scioglilingua, Parmenide altro non voleva dire che esiste solamente ciò che possiamo percepire coi nostri sensi e pensare con la nostra mente. Domanda: allora gli alieni posso pensarli e dar loro qualche tratto fisico, vuol dire che loro esistono? No, non esistono, però le caratteristiche che gli affibbiamo sì. Pensiamo agli omini verdi perchè li abbiamo visti in tv o nei fumetti. Il filosofo di Elea invece si riferiva più a ciò che vi è al di là della nostra fisicità, del nostro corpo, delle nostre sensazione. Una possibile idea di ciò che vi è al di fuori dello scibile umano non esiste e non è pensabile. Cos’è il dito indice della mia mano destra? Un dito o c’è dell’altro? Al di fuori di ciò che vedo, può esservi altro che un semplice dito? Forse io lo vedo così, ma in realtà è altro?

Sembra strano ma da queste parole è nato il pensiero occidentale. Qui nasce l’ontologia, cioè lo studio dell’esistenza (da “ontos”, in greco corrispondente al verbo essere). Da quel momento, con Parmenide e gli eleatici, gli uomini di libero pensiero si sono chiesti: cosa sono? C’è qualcosa al di là di ciò che io sono? Se sì, posso realmente conoscerlo? Un qualcosa di tanto difficile, impossibile da capire, ma che allo stesso tempo affascina dopo 2500 anni.

È bene che i campani conoscano la loro storia e le loro grandi gesta. Questo crediamo sia stato lo scopo e la passione di Luciano De Crescenzo.


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