La storia di Rocco Petrone. Il Lucano che ideò il viaggio sulla Luna


20 luglio 1969, l’uomo sbarca sulla Luna. Ancora non si sono concluse le celebrazioni per il 50esimo anniversario di quello storico avvenimento (sulla cui veridicità c’è una fetta sempre maggiore di opinione pubblica dubbiosa). Alla base di quella missione ci fu il programma Apollo, ideato da un gruppo di ingegneri fra i quali si distinse l’apporto del “lucano” Rocco Anthony Petrone, conosciuto anche come “La Tigre di Cape Canaveral”.  Nato da genitori italiani il 31 marzo 1926 ad Amsterdam, cittadina dello Stato di New York, da Mamma Teresa e papà Antonio, giunti 5 anni prima in America, da Sasso di Castalda, paesino in provincia di Potenza; il nome Rocco fu un omaggio al santo protettore del paesino lucano.

Da piccolo  purtroppo subì la grave perdita del padre, che lavorava nelle ferrovie statunitensi, morto per un incidente sul lavoro, sicché crebbe fra non pochi stenti con la  madre operaia.  Imperterrito di fronte alle avversità della vita il giovane Rocco riuscì ad entrare nell’accademia militare per meriti di studio, per poi passare per la prestigiosa laurea, dopo la partecipazione alla fase di stabilizzazione al  secondo conflitto mondiale in Europa, in ingegneria meccanica al MIT (Massachusetts Institute of Technology). Fu uno dei principali collaboratori di Wernher von Braun, il tedesco che dallo sviluppo della missilistica della Germania nazista venne chiamato negli Stati Uniti, con un gruppo di connazionali, a dirigere il programma spaziale americano.

Imponente dal punto di vista fisico con il suo 1 metro e novanta per 100 chili, arrivò a ricoprire il ruolo di direttore delle operazioni di lancio allo John F. Kennedy Space Center della NASA e dal 1969 direttore del Programma Apollo con un apporto fondamentale in una delle più grandi imprese della storia umana. In questi giorni su History Channel, è stato trasmesso il documentario a lui dedicato “Luna italiana”, diretto da Marco Spagnoli, affermato documentarista, presentato in anteprima il 17 luglio nella sua regione di origine, la Basilicata, a Matera, Capitale europea della cultura 2019.

La figlia, Teresa Petrone,  prima dei quattro figli di Rocco Anthony Petrone,  scomparso il 24 Agosto 2006,dichiarò in una intervista alla TV Americana“Quando eravamo bambini non ci rendevamo conto di quale lavoro straordinario facesse papà. Nel villaggio dove abitavamo, a Cape Canaveral, tutti erano impegnati per lo sbarco sulla Luna: tecnici, scienziati, astronauti. Noi vivevamo in mezzo alle loro famiglie, era la quotidianità. Normale sentir parlare di navicelle e uomini nello spazio. Per noi, papà era sì un grande ingegnere, ma perché metteva luci magiche all’albero di Natale, intagliava zucche a Halloween o dipingeva le uova di Pasqua…”. “Nessuno potrà mai dire abbastanza bene di Rocco Petrone. Non saremmo mai arrivati sulla Luna in tempo o, forse, non ci saremmo mai arrivati senza Rocco».

Dichiarò Isom “Ike” Rigell, ingegnere capo del Kennedy Space Center.  Fiero delle sue origini italiane, venne tante volte nel paese natale dei suoi genitori; la prima volta fu in occasione della seconda guerra Mondiale, quando, negli anni successivi all’occupazione, decise di andare a cercare la nonna. Rocco anticipò di poco la missiva indirizzata all’anziana signora spedita mesi prima che recitava : «Cara nonna, vengo a conoscerti…», un ragazzone americano in divisa si presentò alla casa dell’ignara parente, poche parole dette in un dialetto lucano fluente anticiparono l’abbraccio fra la povera contadina e il nipote che qualche anno dopo contribuì a scrivere la storia dell’umanità.

 


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