La Villa, un’oasi verde nel cuore di Scampia: il documentario


Tra le macerie delle vele e gli stradoni di Scampia si nasconde un’oasi verde che la regista Claudia Brignone racconta nel suo documentario “La Villa”, prodotto nel 2019, da oggi disponibile online sul circuito #iorestoinsala e sulla piattaforma Zalab.

La villa comunale di Scampia (Parco Ciro Esposito) diventa così protagonista, un luogo nel luogo, metaracconto di un quartiere da sempre additato come esempio di degrado, mostrandoci la via per un’altra narrazione: Scampia possiede un grande parco, la villa è quel luogo di pace e naturalezza che permette agli abitanti del quartiere di evadere dalle mura di cemento che li circondano, mura tanto reali quanto metaforiche, così storie diverse si intrecciano su di uno sfondo del tutto nuovo, d’altronde l’esigenza della regista è stata ” riflettere sulle periferie e sulla costruzione di un immaginario che le rappresentazioni su un luogo contribuiscono a produrre, e sulla natura,  necessaria per le persone che vivono nelle città: una via di salvezza“.

Claudia Brignone si trovava a Scampia circa 3 anni fa per documentare le attività del Centro Territoriale Mammut, una delle tante realtà presenti sul territorio, scopre così una fitta rete di associazioni che operano per la comunità del quartiere ed  il magnifico polmone verde che trova lì a pochi passi. Inizia quindi un’esplorazione del posto, la regista entra in contatto con una sorta di “normalità”, che finalmente ci viene mostrata anche in una periferia come Scampia: donne che meditano in cerchio, bambini che giocano, anziani che passeggiano, molti racconti sulla periferia di Scampia narrati dai suoi stessi abitanti. Stavolta le sirene della polizia e il rumore degli elicotteri fanno solo da sfondo, ci ricordano da lontano dove ci troviamo, cosa succede in quel luogo fuori dalle mura del parco, mentre la natura regala momenti di pace agli abitanti del quartiere che si rivelano alla regista napoletana.

Il film, prodotto da Videomante e Rai Cinema, è stato presentato nella sezione Panorama di Alice va in città ed è testimonianza di un sentimento di contrasto che la regista ha provato nel vedere la differenza tra ciò che credeva fosse la realtà di Scampia e quella che ha trovato una volta lì per collaborare con il centro Mammut. Claudia Brignone ha trovato nel parco il luogo prediletto in quanto luogo d’incontro tra persone, luogo prediletto “il parco mi permetteva di raccontare la complessità del fuori, l’umanità che avevo incontrato vivendo il quartiere“, dice durante la presentazione del film avvenuta quest’oggi tramite facebook.

Sicuramente un’umanità che è difficile ritrovare nelle classiche pellicole cinematografiche che hanno raccontato il quartiere fin’oggi.

Claudia Brignone si dice entusiasta anche del modo in cui sia riuscita a relazionarsi con le persone del territorio (incluse le varie associazioni) durante il lungo percorso che ha portato alla realizzazione del film, “per me tenere la camera davanti a qualcuno è un atto forte, un atto di violenza in qualche modo, perchè io sto rubando un pezzettino della sua vita in quel momento. Il fatto che le persone fossero vicine a me, le sentivo tranquille nella relazione con me e la camera ovviamente ha praticamente fatto il film!“, dice.

Adesso la regista è in attesa di vedere le reazioni del pubblico, considerando che per lei è molto importante il confronto: “Io il film lo finirò di capire quando le persone andranno in sala“, confessa, dicendo come le proiezioni e le domande del pubblico la aiutino ad entrare ancor più in confidenza con la sua opera, come il confronto e l’incontro la arricchiscano come artista.

La maestria della regista nel raccontare un quotidiano così particolare, l’umanità, mettendo le persone al centro, è sicuramente sintomo di grande empatia, che si mostra anche nel suo modo di esprimersi nel documentario. Claudia Brignone è riuscita, attraverso il suo sguardo, a farci aprire finalmente gli occhi verso una realtà da troppo tempo celata sotto una sorta di velo di maya, una visione nuova di Scampia si apre davanti a noi: non più buoni e cattivi, semplicemente persone, che vanno raccontate sempre in relazione al luogo in cui abitano.

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