Tombe risalenti al II secolo sul territorio di Pomigliano d’Arco


Il piano per la costruzione di una imponente cittadella scolastica a Pomigliano, già in stop da due anni per motivi burocratici, è di nuovo oggetto di discussione in seguito a inaspettati ritrovamenti.

Per il progetto fu previsto un lauto investimento di diversi milioni d’euro e la costruzione d’un enorme polo studentesco simile ad un campus universitario d’oltreoceano. La cittadella doveva comprendere più edifici scolastici, biblioteche, campi da pallavolo e basket, palestre, una piazza coperta, diverse aree verdi e un auditorium da centinaia di posti a sedere lungo un’area di quindicimila metri quadrati.

L’edificazione dello spazio che sorgerà in Via Nazionale delle Puglie rappresenterebbe una notevole svolta per il territorio denso di ragazzi in età scolare e altrettanti licei o istituti tecnici, che versano però – da decenni ormai – non nelle condizioni migliori. La cittadella scolastica a Pomigliano rappresenterebbe inoltre un risparmio pari a milioni d’euro che la città metropolitana di Napoli investe in affitti dei suddetti edifici appartenenti a privati.

Il contratto firmato nel 2018 prevedeva l’esito dei lavori sul finire del 2020. Oltre ai ritardi burocratici già messi precedentemente in evidenza dal primo cittadino di Pomigliano d’Arco, il cantiere è stato recentemente arrestato causa inattese scoperte: tombe d’epoca romana risalenti al II secolo d.C. Così si è espresso al riguardo Massimo Capuozzo (Filca Cisl):

L’archeologia deve fare la sua parte, ma ritengo che in simbiosi con l’archeologia si possa mettere a punto un’organizzazione che dia la possibilità anche all’azienda che si è aggiudicata i lavori di partire, di iniziare un percorso produttivo.

La Filca Cisl, insieme alle altre due organizzazioni sindacali Fillea e Feneal, ha già fatto due riunioni con il responsabile di cantiere. Nei prossimi giorni chiederemo un tavolo con la città metropolitana per far luce su questa vicenda”.

Ci si augura che gli organi preposti riescano a conciliare i lavori di costruzione e quelli di riscoperta dei reperti, che potrebbero essere esposti come in un museo ma all’interno delle mura scolastiche, contribuendo alla buona riuscita di un complesso che restituirebbe immenso valore e prestigio al territorio.


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