Carlo di Borbone: i contributi del re che resero prestigiosa la Cappella Reale


Carlo di Borbone contribuì notevolmente allo sviluppo della Cappella Reale di Napoli, che aveva anche il compito di propagandare il potere politico e religioso. Il sovrano, per di più, contribuì non solo a rimodulare la funzione territoriale della Cappella, ma anche a rendere la struttura di questa più malleabile, modificandone il gusto e il linguaggio, puntando a un’armonia “spirituale e mondana”.

Cappella Reale di Napoli: espressione del potere politico e religioso

La Cappella Reale di Napoli annoverava, ai tempi di Carlo di Borbone, un esclusivo organico composto da cantanti e strumentisti di grande fama. Emerge inoltre come questo organismo fosse necessario a propagandare il potere politico e religioso.

Infatti, il calendario cortigiano partenopeo era ricco di date tese a soddisfare le festività dell’anno liturgico e le pratiche devozionali cittadine. All’interno della reggia si consumavano private funzioni destinate a una ristretta schiera di invitati eccellenti, spettatori di “gesti” che testimoniavano il legame tra il potere terreno e quello “celeste”. La sottomissione al Signore veniva dunque vista come fondamentale e propria del suddito “privilegiato” del regno supremo.

Carlo di Borbone: la funzione territoriale della Cappella musicale

Carlo di Borbone preservò il ruolo della Cappella musicale rimodulandone anche la funzione sul territorio: nel regno autonomo il calendario festivo rispettato dal Palazzo, con l’invio dei musici, si sarebbe ridotto a pochi interventi annuali che si consumarono tra santa Chiara per il Corpus Domini e la festività della Santa, alla chiesa della Solitaria per celebrare il giorno dedicato ai Sette Dolori della Vergine, a San Giacomo degli Spagnoli per la ricorrenza del Santo e al Gesù Nuovo in occasione del Capodanno.

Anche una chiesa dalla tradizione consolidata come quella del Carmine Maggiore fu inizialmente penalizzata dall’arrivo di Carlo di Borbone. Nel 1734, alla richiesta di inviare al Carmine Maggiore la Cappella, il Re rispose in data 11 luglio che «si farà a suo tempo quando Sua Maestà riterrà opportuno andare a quella chiesa», ma dopo pochi giorni, il 14 luglio, si apprese che «si è stabilito da parte del Sovrano che il giorno della Festività di Nostra Signora del Carmelo si tenga Cappella Reale in sua Chiesa Maggiore».

I contributi di Carlo di Borbone alla struttura dell’organico 

Sono tanti i motivi che contribuirono a rendere duttile e malleabile la struttura dell’organico: il mutare del gusto, l’evoluzione della scrittura musicale,  esigenze dei nuovi linguaggi, motivi economici. Tra il secondo Seicento e la prima metà del Settecento ci fu un grande impegno per assicurare un diletto armonico, “spirituale” e “mondano” di ineccepibile valore; la direzione dell’organismo venne affidata solo a «hombres insignes»: così erano definiti i musicisti in un documento custodito presso l’Archivio di Stato di Napoli.

Il prestigio e l’abilità sono due dei requisiti fondamentali per essere annoverati tra le celebri guide, tra cui troviamo: Andrea Falconieri (1647-1656), Filippo Coppola (1658-1680), Pietro Andrea Ziani (1680-1684), Alessandro Scarlatti (1684-1688), Tommaso Pagano (1688-1689), Alessandro Scarlatti (1689-1704), Gaetano Veneziano (1704-1707), Francesco Mancini (1707-1708), Alessandro Scarlatti (1708-1725), Francesco Mancini (1725-1737), Domenico Sarro (1737-1744), Leonardo Leo (1744), Giuseppe de Majo (1745-1771) e le reggenze e supplenze di Juan de Castelvi – suonatore di bajon (fagotto) – (1656-1658), Filippo Coppola (1658), Pietro Andrea Ziani.

Carlo di Borbone affascinato dal Teatro di San Carlo 

Inoltre, la Cappella Reale si esibiva anche presso il Teatro di San Carlo, la cui magnificenza della sala affascinò notevolmente Carlo di Borbone.

Bisogna inoltre ricordare che il Teatro di San Carlo fu proprio fondato per volontà di Carlo di Borbone, costruito da Giovanni Antonio Medrano e Angelo Carasale e inaugurato il 4 novembre 1737, in occasione del giorno dell’onomastico del Re, dal quale prese il nome il teatro. L’opera che per prima in assoluto andò in scena fu l’Achille in Sciro del maestro della Cappella Reale Domenico Sarro.

Inoltre, Carlo di Borbone rimase così affascinato dalla magnificenza della sala che il giovane sovrano con entusiasmo comunicò ai suoi genitori la meraviglia musicale avvenuta nel suo teatro in occasione della prova dell’Achille in Sciro .

 

Fonti:

Corte e cerimoniale di Carlo di Borbone a Napoli, a cura di Anna Maria Rao. Napoli, Federico II University Press. FedOAPress, 2020.


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