La ferrovia nella Napoli ottocentesca: congegno terrificante e spettacolare

Salvatore Fergola, ferrovia Napoli-Portici


Molti studi sul tema delle ferrovia hanno messo in primo piano la forza evocativa di questo mezzo di trasporto, che, fin dai primi decenni dell’Ottocento, ha avuto un doppio impatto sulla società. Infatti, a Napoli, la ferrovia da un lato ha rivoluzionato il piano ‘materiale’, ovvero i ritmi e i costumi degli uomini; dall’altro ha provocato diverse controversie intellettuali ed emotive.

La ferrovia nella Napoli ottocentesca: congegno terrificante e spettacolare

Il treno venne dunque visto come un congegno terrificante, ma allo stesso tempo spettacolare, stimolando gli abitanti delle città e delle campagne a compiere viaggi in locomotiva per provare questa incredibile e nuova esperienza. Ciò è testimoniato dalle numerose pubblicazioni che riportarono la notizia delle prime inaugurazioni della linea Napoli-Nocera. Da questi articoli evince lo spettacolo offerto dal passaggio del treno e l’entusiasmo degli stessi napoletani.

Il «Giornale del Regno delle Due Sicilie», nella rubrica Notizie interne, raccontò l’entusiasmo della folla durante l’inaugurazione del primo tratto Napoli-Portici:

Il Real Convoglio si recò al Granatello, e di là ritornando si condusse a Porta Nolana tra lieta moltitudine di genti, che festeggiando godevano del nuovo e gradevole spettacolo, sicché quell’amenissima sponda del Tirreno, ornata di vaghi giardini e ville, ed allora tutta coperta dell’allegra popolazione spettatrice, sembrava un anfiteatro oltre l’usato ridente, che non poteva non commuovere dolcemente di diletto e letizia. Un grido di grata ammirazione si alzava dal popolo dovunque passasse il Re col suo magnifico Convoglio.

Un’immagine di straordinaria bellezza

Un mese dopo, il «Poliorama Pittoresco» pubblicò un articolo del giornalista Malpica, che affermò di essere salito su uno dei vagoni «che volano portati dalla forza prodigiosa», descrivendo poi le immagini e le emozioni vissute durante il viaggio, descrivendo una manifestazione corale, in cui il popolo, i soldati, le musiche in una mite giornata di ottobre – partecipavano a un’immagine di straordinaria bellezza:

a chi può dire le mie sensazioni allo spettacolo che improvviso mi si parò davante! – Splendea un bel mattino d’Autunno, fra noi sempre mite e ridente: la via che radendo gli antichi baluardi della Città mena a traverso i campi lungo il lido di Portici era guernita di schiere numerose, bellissime nelle loro varie divise; le armi luccicavano, la bandiere sventolavano, i militari strumenti suonavano; in adatto sito sorgea un padiglione ricchissimo, ove il Monarca circondato dalla famiglia Augusta sedea ad animare la festa della civiltà; i Ministri suoi intenti a’ suoi cenni, giulivi contemplavano la gioia d’un popolo immenso che d’ogni parte correa, s’urtava, s’accalcava; era gente d’ogni età, d’ogni sesso, d’ogni condizione, che lasciata la città e le consuete opere traea ad una scena non ancora veduta; ed era impaziente ma tranquilla; veniva desiderosa di mostrarsi degna di possedere ciò che onora questo secolo di grandi pensamenti.

La locomotiva: un animale senza ali e senza zampe che vola come il vento

Questo evento straordinario divenne tema centrale di originali componimenti degli stessi napoletani, che si improvvisarono per celebrare il nuovo mezzo di locomozione. Tra questi, citiamo Genoino, che paragonò la locomotiva a un animale senza ali e senza zampe che vola come il vento, lasciando sbalorditi i suoi passeggeri e inghiottendo velocemente il paesaggio, arrivando subito a destinazione:

mo ggira comm’a scorza de mellone/La machena che ntorza, e gghietta fieto/Da la panza abbottata de cravone./[…] Auto che pposta! vola comm’a bbiento,/Vola ma senza scelle, e mmanco zampe,/E ss’agliotte no miglio a lo momento./Case, sciumme, palude, arbore, e ccampe,/Nfi la grotta annascosa a no mantiello,/Te scappano dall’uocchie comm’a llampe./E nfaccia a sso spettacolo noviello/Mente tu rieste peo de no ncantato,/Siente l’addore de lo Granatiello

La ferrovia, il ricordo di Settembrini: “Signore mio, il mondo è mutato”.

Infine, vale la pena citare il ricordo di Settembrini, che ci fa comprendere la bellezza e l’innovazione della ferrovia nella Napoli ottocentesca.
Settembrini, trovandosi al momento dell’inaugurazione nel carcere di Santa Maria Apparente, rivisse l’esperienza nel racconto di una guardia carceraria:

Ieri s’è aperta la strada ferrata sino a Portici.
C’era il re, c’era una compagnia di Lancieri con le banderuole spiegate fuori i vagoni.
Quanta gente di qua e di là! In quindici minuti si è volati a Portici. Che bellezza! quindici minuti! E si andrà sino a Castellammare in un’ora! Signore mio, il mondo è mutato. Se vedeste la via Toledo che la sera è illuminata a gas, vi parrebbe una galleria,
una sala da ballo. Ma io spero di vedervi presto passeggiare per Toledo, e salutarvi,
e allora vi ricorderete di me.

 

Fonti:
Valeria Pagnini (2019). LA FERROVIA DA NAPOLI PER NOCERA E CASTELLAMMARE. Le città vesuviane nel primo paesaggio ferroviario italiano (1839-1860). Federico II University Press – fedOA Press


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