Chi era ‘a lavannara? Un salto nel passato per conoscere il mestiere


Tra le molte figure che in passato hanno rappresentato veri  e propri mestieri e con l’arrivo dei tempi moderni sono svanite, ritroviamo la lavandaia, la donna che tra gli antichi mestieri napoletani, prendeva il nome di ‘a lavannara.

Questa donna era solita girare per le case, per raccogliere abiti sporchi che successivamente avrebbe lavato con cenere e sapone ed un metodo personale e segreto per sbiancare e smacchiare gli indumenti, metodo che ognuna riteneva migliore degli altri e custodiva gelosamente.

Inizialmente dopo aver raccolto gli abiti, ‘a lavannara si recava alla torrente o a qualche fontana dove provvedeva a lavare i vestiti ma poi col passare del tempo, il lavoro iniziò ad essere svolto direttamente a casa del cliente. L’operazione per la pulizia della biancheria durava due giorni, durante il primo i vestiti venivano lavati e lasciati a mollo con soda e cenere nell’acqua calda, mentre il secondo giorno era dedicato alla “culata”, ovvero si provvedeva a stendere gli abiti per lasciarli asciugare.

In un’epoca in cui non esistevano le lavatrici, il ruolo della “lavannara” era fondamentale e ampiamente apprezzato per il risparmi di tempo e lavoro ma sopratutto per le doti dovute al lavaggio impeccabile dei capi.

La modernità e l’arrivo delle lavatrici ovviamente hanno sostituito questa figura che ad oggi solo in parte potremmo indirizzare alle collaboratrici delle lavanderie moderne.

 


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