“Napoli che inventa”: ecco gli gli strumenti del folklore napoletano


La nostra Partenope è nota in tutto il mondo per i numerosi artisti musicali che hanno saputo renderle onore. A meno che non si sia esperti di folklore o di musica, si ascoltano però le canzoni passivamente, pur apprezzandole, senza porsi domande sugli strumenti che hanno dato vita a melodie così in sintonia con il proprio essere.

Non tutti forse sanno che la cultura napoletana gode di enorme prestigio dal punto di vista musicale anche -e soprattutto- per l’introduzione e la relativa diffusione di strumenti ai tempi assolutamente sconosciuti. Ecco alcuni esempi:

1) Il tamburello, di dimensioni più o meno grandi, che si può notare anche tra le mani di Pulcinella o come tela di dipinti trovabili nei vicoletti della città;

2)Il mandolino napoletano, ulteriore strumento utilizzato dalla nostra maschera. Si chiama in questo modo perché ha una forma simile ad una mandorla. La Casa Vinaccia ha avuto il merito di diffondere tale oggetto musicale nel XVII secolo, migliorandolo nella sostituzione delle corde di acciaio anziché di ottone;

3)Triccheballacche,  formato da tre piccoli martelli uniti tra loro, tipico della musica popolare partenopea. Il suo nome, dall’enorme impatto onomatopeico, può essere scritto e letto in tante varianti: “Tric-ballac” o Triaccabalacca” o “Trick Ballack”

Inoltre a Napoli l’utilizzo di tali strumenti richiama alla mente non soltanto la musica nel senso di canzoni ma anche figure e danze folkloristiche, ad esempio Pulcinella che balla con un tamburello in mano e allo stesso tempo si diletta a fare la tarantella, un tipico ballo allegro che non può non ricordare la proverbiale allegria di noi partenopei.


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