Viaggio a Palinuro: la triste storia del nocchiero di Enea


 

Palinuro

Quando si parla di località turistiche, la Campania si annovera sicuramente tra le regioni più ricche di posti incantevoli dove trascorrere le proprie vacanze o un weekend all’insegna del relax, immersi in location da sogno. La maggior parte di esse rappresentano anche e soprattutto un immenso patrimonio di storia, cultura ed antiche tradizioni, che pullula di mistero e fascino da ogni dove.

Tra i tanti, non può mancare un excursus storico e culturale di una delle zone balneari nostrane più suggestive e conosciute: la bella Palinuro, frazione di Centola, in provincia di Salerno, che si estende sulla penisola del promontorio di Capo Palinuro. Chi di voi non ha mai pensato di trascorrere qualche giorno tra gli scenari di questa meraviglia? Persino il sommo poeta Virgilio, nella sua celeberrima opera, l’ “Eneide”, si è ispirato a questa bellissima terra per dar vita alla triste storia del nocchiero di Enea, Palinuro, a cui dedica parte del Libro V, in cui ne descriverne le amare vicende. Morì, dopo una brusca ed irreversibile caduta in mare, ucciso spietatamente dai barbari, autoctoni del luogo. Tra l’altro, vi è anche una pizza nel cuore della località, dedicata al poeta: l’omonima piazza Virgilio, nella quale sorge la Chiesa di Santa Maria di Loreto, dove tra l’altro si dice che sia apparsa l’ombra della Madonna qualche anno fa. Sarà vero?

Chiesa di Santa Maria Loreto

Grazie agli scavi ed ai sopralluoghi effettuati nella zona San Paolo, negli anni ’50, oggi sappiamo che Palinuro è un’antica necropoli, le cui origini risalgono al VI secolo e che si estendeva intorno alla collina della Molpa: ciò è attestato dal ritrovamento di una moneta in argento, che su uno dei lati presenta la scritta “PAL-MOL” – Pal sta per Palinuro e Mol per Molpa – e dall’altro l’immagine di un cinghiale. Fu colonizzata dai fondatori di Elea-Velia. Data di fondamentale importanza fu l’11 giugno dell’anno 1464, nella quale ci fu una scorribanda dei Saraceni, durante cui subì un duro saccheggio in seguito al quale le vittime sopravvissute si rifugiarono nelle zone limitrofe, fondando tra l’altro l’odierna Centola. Influenze normanne, bizantine e persino spagnole caratterizzano la storia di Palinuro, fino ai moti cilentiani dell’anno 1828.

Non possono mancare le visite alle maggiori attrazioni: ce n’è davvero per tutti i gusti… Sia per gli amanti del trekking che dell’archeologia. In primis, è doveroso menzionare il bellissimo e maestoso Faro di Palinuro della stazione meteorologica, alto ben 70 metri, che sorge sulla Punta del Telegrafo. Non a caso è il secondo faro più alto di tutta Italia, la cui luce riesce a raggiungere persino i territori dell’entroterra siciliano. La fatica di giungere in vetta è di gran lunga ripagata e compensata dalla vista panoramica e mozzafiato su Capo Palinuro. 

Faro Palinuro

Sulla collina sorge invece il castello di Molpa, costruito nell’anno 1500 ed intorno al quale aleggia una misteriosa leggenda, secondo la quale il fantasma di Donna Isabella si aggira ancora tra le pareti del rudere. Una lunga passeggiata, tra le bellezze naturali, che vi porterà nei meandri del mistero e del fascino leggendario del sito. Nel cuore di Palinuro, troviamo un vero e proprio simbolo del 1700: la fontana di forma rettangolare, sui cui pilastri vi sono incise le immagini di tralci di vite, che simboleggiano il grande valore che gli abitanti attribuivano ai loro orti, che coltivavano con estrema cura.

Palinuro è pur sempre sinonimo di mare: spiagge incantevoli e mare cristallino. Non si possono dunque non menzionare le splendide grotte: prima tra tutte la Grotta Azzurra, simbolo indiscusso di Capo Palinuro, a cui seguono la Grotta delle Ossa, di età primitiva, la Grotta dei Monaci, il cui nome deriva da un gruppo di monaci che erano soliti riunirsi in preghiera nei meandri del sito. Ancora, la Cala Fetente, dal curioso nome, caratterizzata dalle sorgenti di acqua sulfurea ed infine la Grotta del Sangue e la Grotta D’Argento, di cui la prima presenta le pareti rocciose dal caratteristico color rosso a causa dell’ossido. La seconda viene così chiamata per la caratteristica presenza del zolfo sul fondo. Chi più ne ha più ne metta!

Grotta Azzurra

Insomma, una località da vedere almeno una volta nella vita! E voi l’avete già visitata?


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