La materia prima era la neve, che veniva raccolta durante l’inverno quando cadeva copiosamente sul monte Faito o sulle pendici del Vesuvio, per poi essere ammassata in grotte sotterranee (‘e Nevere) dove ghiacciata veniva venduta in estate.
Il ghiaccio era conservato nelle ghiacciaie e immesso in grandi botticelle foderate di sughero con un vano nella parte inferiore, dove erano sistemati blocchi di ghiaccio, che rendevano l’acqua o la bibita fresca o ghiacciata, perché raffreddata dal ghiaccio.
Così, la neve ghiacciata permetteva all’acquafrescaio di rispondere così alla domanda “Acquajuò! L’acqua è fresca?”: “Manche ‘a neva”.