Esplosa dall’interno assieme a circa altre 200 persone, aveva provato a salvarsi dall’Eruzione dello sterminator Vesevo di leopardiana memoria scappando via mare, ma inutilmente. Una fuga, comunque, molto ordinata e per nulla frettolosa, dati alcuni fattori che è bene prendere in considerazione.
Innanzitutto, tra i defunti nessuno morì perché calpestato o schiacciato. Ciò vale anche per alcune persone con problemi agli arti inferiori, che pure procedettero assieme a tutti gli altri al “pellegrinaggio della speranza”: in condizione esasperate non avrebbe mai potuto mantenere il passo dei normodotati.
Il secondo indizio ci arriva, invece, proprio dalla “signora degli anelli”: ritrovata nel 1982 all’interno degli Scavi di Ercolano, presso la fornice XI, aveva alle dita due anelli d’oro con pietre preziose e all’arto sinistro superiore due bracciali. Inoltre con sé aveva portato anche una borsetta piena di monete e un paio di orecchini. Difficile pensare che la 46enne in un momento di gravissimo pericolo per la propria stessa vita potesse anche solo pensare a questi oggetti, preziosi ma non certo utilissimi.
Quello che, invece, è sicuro – visti i costosissimi oggetti che portava con sé – è che la donna dovesse essere piuttosto facoltosa. Un’ipotesi che trova conferma anche dall’analisi delle sue ossa: la buona densità e pesantezza delle stesse indica che era sicuramente ben nutrita.
Ciò non bastò comunque a salvarle la vita: morì come gli altri sulle rive del Golfo di Napoli, raggiunta nella notte tra il 24 e il 25 agosto (o più probabilmente ottobre del 79 d. C.) da una nube ardente che non lasciò scampo a nessuno.