L’abitato protostorico di Punta Chiarito: gemma dell’isola d’Ischia


In un angolo di paradiso, immersa nel Mar Tirreno, tra le isole di Capri e Procida, spunta la bellissima isola d’IschiaPithecusa nell’antichità, letteralmente “l’isola delle scimmie”, il più antico stanziamento magnogreco in Italia, colonizzata dal popolo dei Greci di Eretria e di Calcide dell’isola di Eubea, nella prima metà del VIII secolo a.C. circa, ovvero intorno al 775 a.C.

Oggi ArcheoVesuvio mostra ai suoi lettori la rassegna di uno dei posti più suggestivi della splendida isola d’Ischia che ha origini antichissime, con le sue terme, le sue spiagge naturali, le sue baie ricche di fascino e la sua storia immersa nel passato.

Anche solo scorrendo i commenti su TripAdvisor relativi alle strutture ricettive, alle piscine e ai magici Hotel Resort ubicati sulla piccola isola d’Ischia, è possibile capire quanto questo scenario, impressioni positivamente i turisti di tutto il mondo. Parecchi alberghi infatti all’interno ospitano piscine, idromassaggi e terme per i loro ospiti, essendo l’isola d’Ischia famosa proprio per le sue caratteristiche vulcaniche. Infatti le caratteristiche acque termali della piccola baia di Sorgeto, situata ai piedi di Punta Chiarito nel comune di Panza, offrono ai bagnanti, scenari incantevoli immersi nelle fumarole della spiaggia che si affaccia direttamente sul mare; anticamente questa zona serviva come punto di approdo per le navi in quanto era un sicuro porto che offriva riparo dai venti di maestrale, raffiche dominanti nella zona.

Dal punto di vista prettamente archeologico, tralasciando i ritrovamenti fortuiti di muri a secco a causa di smottamenti nel 1989, scavi recenti, condotti tra il 1994 e il 1997, hanno portato alla luce un villaggio di capanne, testimonianza della frequentazione antropica del sito. L’insediamento più antico si data al 750-730 a.C. sino agli inizi del VII secolo a.C., quando una probabile eruzione vulcanica ne sancisce l’abbandono; sono pertinenti a questa fase una parte di un fornello di impasto, prodotto localmente, e frammenti di ceramica di produzione coloniale ed estrusco-italica. Alla fine del secolo alcune capanne vennero restaurate: si avviò così la seconda e ultima fase di frequentazione del sito, la cui vita fu bruscamente interrotta da una coltre di fango che, sopraggiunta repentinamente nel corso di un’alluvione, sigillò definitivamente l’abitato. Conformemente a quanto già noto da altri siti archeologici, le capanne a pianta ellissoidale erano costruite con pareti di pietre di tufo parzialmente lavorate e addossate alla parete del pendio; la copertura era a doppio spiovente lungo il corpo centrale, completata in corrispondenza delle absidi da un catino in canne e fango; accanto ai muri perimetrali corrono due file parallele di buchi, unica traccia dei pali lignei che usate come travi, contribuivano a sostenere il tetto.

Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli ospita infatti una fedele ricostruzione di queste capanne: la struttura aveva due piani con una scala lignea per l’accesso a quello superiore, adibito a thalamos; l’interno del piano inferiore era suddiviso da un tramezzo in due zone, una destinata a magazzino per le derrate, l’altra alle attività domestiche. Infatti per chiunque ami il sapore del passato, in quei luoghi in cui le tracce degli avi non sono andate perdute, può rimanere affascinato da quanto ancora sia palpabile e commovente osservare i segni della vita di 2mila anni fa: villaggi di capanne abitate da pescatori e agricoltori che ivi scandivano la loro esistenza domestica e conducevano la loro vita; grazie ai ritrovamenti e ai reperti di utensili è possible ridisegnare quanto questa piccola comunità fosse dedita alla vita nei campi, alla coltivazione della terra e alla produzione vinicola. In questo lembo di terra dove i gabbiani planano felici e liberi sulle scogliere, è stato possibile studiare come venivano conservate le derrate alimentari, quali pesce e cereali che venivano posti in contenitori di fabbrica locale,i pithoi; altro vasellame da tavola veniva utilizzato durante i banchetti ufficiali di cui fanno parte anche un cratere laconico, due grattugie di bronzo e un bacino con orlo perlinato; nei pressi dell’ingresso si è rinvenuto il fondo di una chytra, contenente dei grumi di rame, probabilmente usati con funzione premonetale per i grossi scambi. Alla sinistra della porta vi era un altro ambiente, dominato dal focolare e dal telaio: il focolare era costituito da un piano quadrangolare sul quale si conservavano abbondanti resti di cenere e gusci di molluschi; il telaio, facilmente localizzabile grazie alla concentrazione di pesi in argilla cruda, era addossato alla parete.

Durante la stagione estiva, noi di VesuvioLive non possiamo che vivamente consigliare ai nostri lettori di visitare la magica isola d’Ischia, sia per tuffarsi nel suo mare cristallino e sopratutto per visitare Punta Chiarito, ricca di storia, di pagine di archeologia e di vero fascino.

Bibliografia e Sitografia:

– Strabone, Geografia, V. 4, 9.

– Tripadvisor, www.tripadvisor.it

– Ischia, www.isoladischia.net, itinerari culturali.


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