La storia di Sebeto e Magara, amanti che si stringono in mare oltre la morte

Ignazio Sclopis - Castel dell'Ovo, 1764


Sebeto e Megara, storia di un amore rinnovatosi nel mare di Napoli.

Sempre numerose ed affascinanti sono le storie fantastiche e le tante leggende che hanno visto la luce nel nostro Mezzogiorno ed in particolar modo a Napoli. Tra i vari racconti molti hanno qualcosa a che fare con l’acqua, elemento sinonimo di vita, che caratterizza in maniera significativa il capoluogo campano.

La città, infatti, grazie alla sua posizione geografica si stringe in un abbraccio eterno e bellissimo col mare. Numerosi sono poi i corsi d’acqua che l’attraversano. Anche questo racconto, tratto dalla versione di Matilde Serao del 1881 è, in qualche modo, collegato a questo importante elemento naturale.

Sebeto era un ricco signore che abitava in una lussuosa residenza in una campagna vicino Napoli. Questi aveva preso in moglie Megara della quale era molto innamorato. Si dice che per lei avrebbe rinunciato, senza battere ciglio, a tutte le sue ricchezze ed alla propria fortuna. Anche la donna contraccambiava teneramente il sentimento di Sebeto. La loro unione era felice, un vero e proprio idillio.

Ignazio Sclopis – Castel dell’Ovo, 1764

Un triste giorno Megara decise di voler navigare il Golfo di Napoli a bordo di una feluca. Raggiunse presto, insieme all’equipaggio, la riva Platamonia – da cui Chiatamone – dove il mare è sempre molto mosso. I marinai, nonostante le condizioni metereologiche avverse, insistettero per continuare la navigazione controvento. Ad un certo punto la feluca si capovolse, Megara cadde in mare ed annegò. A finire però fu solo la sua vita da essere umana, a causa di un prodigio, infatti, la donna si trasformò in uno scoglio: quello chiamato di Megaride, dove oggi sorge Castel dell’Ovo.

Appresa la notizia Sebeto cadde vittima di una disperazione profonda e si sciolse in un pianto lunghissimo ed inconsolabile. A causa del copioso numero di lacrime che egli versò, si disfece in un corso d’acqua, divenendo proprio fiume che correva verso il mare. Quello stesso mare dove Megara era morta e dove adesso sussisteva come scoglio.

Malgrado questa situazione drammatica, ci fu un risvolto romantico ed inaspettato nella storia dei due coniugi che riuscirono a restare, in qualche modo, in contatto, non più come esseri umani ma come elementi naturali. La donna era lo scoglio, la meta che Sebeto agognava di raggiungere.

L’uomo invece, da marito devoto, divenne il fiume che correva e si riversava in quel mare, dove Megara spirò, nel tentativo perpetuo di avvicinarsi e di stare nuovamente con sua moglie. Quel mare, da teatro di lutto e tragedia, divenne l’unico luogo dov’era possibile abbracciarsi ancora.


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