“Se fruscia Pintauro…”: quando si usa questo detto napoletano?


Napoli – Spesso ci troviamo davanti a persone che si vantano di “imprese” incredibilmente semplici o che qualcun altro avrebbe potuto realizzare molto meglio. In questo caso potremmo apostrofare la persona con un antico detto napoletano: “Se fruscia Pintauro d”e sfugliatelle jute acito”.

Chiunque sa qual è la cosa peggiore che possa succedere ad una sfogliatella: essendo ripiene di crema alla ricotta fresca, se fossero acide significherebbero essere del tutto immangiabili, creata con un formaggio andato a male o cucinate giorni prima. Per questo motivo chi si vanta, in napoletano “si fruscia”, di un’opera mal realizzata è paragonabile a Pintauro che si vanta di sfogliatelle andate a male.

Ma perché proprio Pintauro? Dobbiamo sempre tenere a mente che nei proverbi napoletani non è raro trovare un nome proprio: rapportare subito ad una persona il detto lo rende più immediato, così Pintauro è più immediato di un comune “pasticcere”. Oltretutto, si tratta di una delle pasticcerie più antiche di Napoli e, probabilmente, è proprio lì che nacque la prima sfogliatella fatta a Napoli.

Eppure, un simile proverbio non faceva onore a Pintauro: la pasticceria migliore della città veniva accostata a dolci andati a male. Di certo Pasquale Pintauro, patriarca dell’attività, non prese bene questo modo di dire. Per questo motivo nel linguaggio comune il proverbio si trasformò in “Si fruscia Pantusco d”e sfugliatelle jute acito”. Il nome di fantasia Pantusco richiamava soltanto quello di Pintauro e di certo non avrebbe urtato la sensibilità del pasticcere.

Fonte: Raffaele Bracale


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