Joe Petrosino, il poliziotto salernitano che combatté la mafia


Oggi, 12 marzo, ricorre l’anniversario della morte del poliziotto Joe Petrosino, ucciso da diversi colpi di pistola 110 anni fa: il 12 marzo 1909, in piazza Marina a Palermo. Il poliziotto italo-americano era impegnato, in quel periodo, nella lotta contro la criminalità organizzata.

Petrosino seguiva da tempo una banda, praticante estorsioni, chiamata “La Mano Nera”. Il funebre nomignolo deriva dal fatto gli estorsori inviavano alle loro vittime lettere minatorie, caratterizzate dal simbolo del teschio e tibie incrociate o l’impronta di una mano nera. Questa tipologia criminale è chiamata, tipicamente, strozzino, diffuso da New York a New Orleans e compiuto da usurai siciliani, calabresi e napoletani.

Joe era giunto fino in Italia per combatterli e metterli in cella una volta per tutte. La missione del famoso eroe di origine salernitane doveva essere top secret. I dettagli dell’incarico furono pubblicati sul New York Herald. Quindi, la mafia fu allertata. Venerdì 12 marzo 1909, alle 20.45, tre rapidi colpi di pistola e un quarto, colpirono il famoso poliziotto, suscitando il panico tra la gente che attendeva il tram al capolinea di piazza Marina. Un giovane marinaio si accorse di un uomo che cadde lentamente a terra e di altri due che fuggirono. I soccorsi erano inutili dopo quattro colpi di pistola: al collo, due alle spalle e, infine, alla testa. La morte dell’eroe,trapiantato in gioventù in America, suscitò scalpore. Circa 250.000 persone parteciparono al funerale di Petrosino, a New York.

Per omaggiare il famoso poliziotto è nato nella sua città d’origine Padula, in provincia di Salerno, un museo dedicato all’eroe. Una delle tante vite strappate dalla criminalità organizzata, Joe Petrosino sarà ricordato, per sempre, come uno dei pionieri nella lotta alla Mafia.


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