22 luglio 1970, strage di Gioia Tauro: vergogna di Stato dove morì anche un napoletano


Una delle tante pagine oscure della storia italiana è rappresentata dalla strage di Gioia Tauro, che avvenne il 22 luglio 1970 nel contesto dei moti di Reggio. La città di Reggio Calabria era in rivolta perché, come capoluogo della regione, fu preferita Catanzaro: per le strade esplose la sommossa, prima trasversale (se ne dissociò solo il Partito Comunista), poi capeggiata soprattutto dall’estrema destra. Dal luglio del 1970 al febbraio dell’anno successivo, furono mesi di fuoco che si conclusero con bilancio di 6 morti e centinaia di feriti.

Il treno direttissimo da Palermo a Torino deragliò a poche centinaia di metri dalla stazione di Gioia Tauro, probabilmente per un attacco dinamitardo. Nell’attentato morirono 6 persone e ci furono più di 70 feriti, tra cui alcuni molto gravi. Sui fatti fu posto il segreto di Stato, rimosso soltanto nel 2014: per quella tragedia però, a 50 anni di distanza, ancora nessuno ha pagato. Vergogna autenticamente italiana quella di coprire i carnefici e oltraggiare le vittime.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ricordare le vittime della Strage ferroviaria di Gioia Tauro proponendo eventuali intitolazioni di luoghi scolastici. Questi i nomi delle vittime: Cacicia Rita, 35 anni, di Bagheria (PA), insegnante presso una struttura per sordomuti di Palermo; Fassari Rosa, 68 anni, di Catania, casalinga; Gangemi Andrea, 40 anni, di Napoli, funzionario di Banca; Mazzocchio Nicoletta, 70 anni, di Casteltermini (AG), casalinga; Palumbo Letizia Concetta, 48 anni, di Casteltermini (AG), sarta; Vassallo Adriana Maria, 49 anni, di Agrigento, insegnante.

Fonti:
http://www.archivio900.it/it/documenti/doc.aspx?id=32 (consultato il 20 luglio 2020)


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