Capriati per un giorno re di Napoli, la capitale della techno: “È tutto fantastico”

Prima di Napoli-Real Madrid il dj-set è affidato a Joseph Capriati


È stato re di Napoli per un giorno Joseph Capriati, che ha trasformato in un grande club quello che è stato il teatro ed il palcoscenico attraverso cui si è manifestato il regno del dio del calcio, Diego Armando Maradona. Lo stadio di Fuorigrotta, quel San Paolo che oggi è intitolato proprio a D10s, è diventato per un giorno il nucleo che ha attirato l’attenzione di tutta la scena mondiale della musica techno. Il giorno in cui la stessa Napoli, per lo meno quella non abituata a frequentare i club o che non sa addirittura cosa siano, si è accorta di essere una delle capitali mondiali di questo genere musicale che oggi sembra essere definitivamente uscito – almeno in parte – da una logica underground.

Il motore della festa è stato la solidarietà: Joseph Capriati & friends si sono infatti esibiti con il patrocinio dell’Unicef, a cui sono stati destinati i ricavi che saranno poi utilizzati principalmente per aiutare le famiglie ucraine che stanno vivendo la drammatica realtà della guerra. L’evento ha avuto inoltre il patrocinio della Regione Campania e del Comune di Napoli, una sponsorizzazione che non è stata solo di facciata: tutti i chiamati in causa hanno fatto la loro parte affinché tutto andasse nel migliore dei modi possibili. Napoli, città perennemente sotto esame, ha dato così prova di saper collaborare e in primis saper predisporre tutto il necessario per ospitare eventi e manifestazioni di rilievo planetario.

Joseph Capriati & friends: dieci ore di festa al Maradona

Dieci ore di musica con alcuni dei grandi nomi della musica elettronica napoletana e non solo, un concept simile ad una sorta di piccola Woodstock partenopea. Accanto a Joseph Capriati spicca sicuramente DJ Ralf, al secolo Antonio Ferrari, autentica leggenda vivente e icona del clubbing mondiale. Poi i nomi eccezionali di Markantonio con Giovanni Parisio, Luigi Madonna e Roberto Capuano che si sono esibiti insieme; ancora Cassy con Silvie Loto per arrivare a GNMR (Gianmaria Coccoluto, figlio del compianto Claudio, un altro nome enorme della musica house ed elettronica), agli Agents of Time e a Dubfire. Anche se autore di un genere musicale totalmente diverso sul palco è salito anche Clementino, grande amico di Capriati, che si è circondato di talenti emergenti del panorama musicale partenopeo. In serata sono saliti sul palco anche il Pocho Lavezzi, di ritorno all’ex San Paolo dopo 8 anni (10 anni fa l’ultima partita con la maglia azzurra), con Paolo Cannavaro e Gokhan Inler.

“È tutto fantastico”, questo il concetto ribadito più volte da un Capriati super emozionato e consapevole di essere stato il fulcro di evento sperato, voluto e fino a qualche tempo fa inconcepibile. Joseph ha ricordato il suo idolo Rino Cerrone, che non ha potuto partecipare perché vive a Dubai, quello che è stato di fatto il suo mentore e l’ha aiutato ad emergere. Con lui ha però parlato dell’evento al Maradona: “Alla nostra epoca era inimmaginabile e forse non l’avremmo neanche voluto”. Sì, perché la techno era (e continua ad essere) il mondo del popolo della notte che preferiva restare nell’ombra, vivere puramente di musica. Proprio del popolo della notte ha parlato Capriati dal palco prima dell’inizio della festa, volendo sfatare miti e credenze oscuri che lo riguardano per sottolineare invece un mondo fatto di voglia di divertirsi, ballare, ascoltare musica. Quel popolo della notte che per una volta ha avuto come teatro lo stadio Maradona con i suoi riflettori, nella città che probabilmente più rappresenta l’eterna dicotomia tra luci ed ombre: Napoli.


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