Quarta Parete, il magazine che diffonde il teatro napoletano


Tutto il mondo artistico non può fare a meno di riconoscere a Napoli il pregio di aver avuto e di continuare ad avere una floridissima cultura, senza tra l’altro il bisogno di istituzionalizzarla e ridurla ad una retorica di se stessa.
Una delle arti in cui la cultura partenopea è riuscita da sempre ad esprimersi al meglio è sicuramente il teatro.
Se per alcuni questo è visto come un mero divertissement, il teatro a Napoli è vissuto come una profonda ricerca di sé e una riflessione sulla vita dell’uomo, eredità della Magna Grecia che viveva il teatro come patrimonio della cittadinanza per celebrare la propria cultura.
Oggigiorno siamo costretti a subire il bombardamento da parte dei mass media che spesso non ci permettono di distinguere le varie forme d’arte, ma orgoglio di Napoli è il web magazine Quarta Parete che difende e diffonde l’arte napoletana per eccellenza.
L’intervista a Ileana Bonadies, vicedirettore di Quarta Parete e critico dell’ ANCT (Associazione Nazionale Critici di Teatro) ci mostrerà come viene svolto il lavoro del magazine e la loro visione di teatro moderno come mezzo di riscatto della nostra città.

-Come è nata l’idea di questo progetto? Come si è evoluto da quando avete iniziato?

Il web magazine QuartaParete nasce nel 2011 con l’intento di porsi quale osservatore della realtà teatrale napoletana dal punto di vista dello spettatore, dedicando particolare attenzione alle realtà cosiddette “off”, ovvero quegli spazi e quelle compagnie probabilmente meno in luce ma animate da cartelloni, iniziative, artisti meritevoli di essere raccontati e fatte conoscere al più alto numero di persone. Nel corso degli anni, abbiamo cercato sempre più di affinare e ampliare il servizio che un giornale come il nostro può offrire ai suoi lettori, segnalando laboratori, bandi, opportunità oltre a intensificare la sezione recensioni e interviste, e naturale è stato anche l’ampliamento del nostro raggio di azione: non solo le piccole realtà ma anche i teatri “ufficiali”, quelli che comunque hanno scritto e continuano a scrivere la storia del teatro a Napoli. E se ciò è stato possibile è solo grazie alla crescente credibilità che abbiamo acquisito non solo nei confronti degli addetti stampa e degli addetti ai lavori in generale, ma anche presso chi quotidianamente ci segue sul nostro sito.

-Cosa rappresenta per voi il teatro?

Essendo QuartaParete un giornale che si occupa esclusivamente di teatro posso senza ombra di dubbio dire che per noi il teatro è tutto! Ma non solo per il lavoro di redazione che svolgiamo e che ci porta ogni giorno ad avere lo sguardo puntato su tutto ciò che accade nell’universo teatro, napoletano in particolare, ma perché comunque ciascun componente della squadra è a doppio filo legato al teatro, per gli studi compiuti, il lavoro che svolge, le collaborazioni che nel frattempo ha instaurato.

-Cosa ricercate nei progetti che trattate?

Gli argomenti che decidiamo di trattare, dunque la selezione delle notizie che scegliamo di approfondire e di conseguenza pubblicare avviene sulla base di quello che immaginiamo sia di interesse per il nostro target (composto prevalentemente da un pubblico giovane, frequentatore assiduo di teatro o anche solo interessato a saperne di più), e certamente sulla base della professionalità e serietà dei soggetti promotori di ciò di cui andremo a parlare. Per quanto attiene più propriamente gli spettacoli in cartellone durante l’intera stagione, cerchiamo di coprire il maggior numero possibili di messinscene, compatibilmente con le date di debutto che spesso si sovrappongono e della disponibilità dei singoli redattori.

Teatro-Che rapporto avete con il teatro del passato e cosa immaginate per il teatro del futuro?

La nostra redazione è composta prevalentemente da trentenni, dunque il rapporto con il teatro del passato è legato principalmente agli studi che ciascuno di noi autonomamente riserva alla materia non avendo avuto il privilegio, per questioni anagrafiche, di conoscere dal vivo i maggiori protagonisti del teatro dell’ultimo Novecento; ma è certamente quel teatro, sono quegli attori, autori, registi, quelle esperienze da cui bisogna partire per poter nel modo più appropriato possibile interpretare il teatro di oggi. Per il futuro, da operatori culturali che operano nel settore teatro ci auguriamo che questa forma d’arte che sta probabilmente attraversando una fase di passaggio in cui “reinventarsi” è la parola d’ordine, e in cui è il coraggio – unito alla preparazione, alla gavetta, all’umiltà di saper raccogliere lentamente ciò che con sapienza si è seminato – lo strumento a cui ricorrere per una alternativa credibile, riacquisti nuovo smalto, nuova energia e nuova coesione.

-Come credete venga percepito il panorama napoletano teatrale?

Da critico teatrale, o meglio da “osservatore” senza alcuna velleità di possedere la verità in tasca, vedo che la maggioranza del pubblico solo in apparenza si accontenta, e gradisce proposte di scarsa qualità: a lungo andare i progetti legati a nomi di richiamo (spesso pescati dalla televisione) o senza alcun costrutto, alcun insegnamento, alcuna idea alla base sono destinati, infatti, a fallire, o comunque a non durare infinitamente nel tempo, invece è la qualità, la coerenza, la credibilità personale a fare la differenza e ad essere premiata… lentamente, purtroppo, ma se si ha la pazienza di aspettare, i risultati e le gratificazioni arrivano.

-Credete ci siano progetti validi per le giovani generazioni?

Se per progetti intendiamo opportunità credo che la risposta sia si: oggi, più che in passato, maggiori sono le occasioni per farsi conoscere, mettere in scena un proprio lavoro, entrare in contatto con insegnati, artisti, direttori che possono molto influire sulla propria crescita professionale. Allo stesso tempo, però, maggiori sono le nuvole di fumo in cui ci si può imbattere con conseguenti cadute: a questo punto è il valore intrinseco e personale di ciascuno, insieme al giusto percorso formativo intrapreso, e ad un bel pizzico di fortuna a poter fare la differenza!

-Il teatro può essere un mezzo per rilanciare Napoli in Italia e nel mondo?

Certamente! Napoli è la culla di drammaturghi, registi, attori, costumisti e altre professionalità conosciutissime nel mondo, ampiamente tradotte e rappresentate con immutato successo, ed è da ciò che bisogna appunto ripartire, dando contemporaneamente la possibilità alle nuove promettenti leve di crescere e svolgere al meglio il loro lavoro affinché avvenga quel naturale cambio di guardia, che consenta di essere come un albero: con le radici ben affondate nella propria storia, e i rami protesi verso l’alto a conoscere ed esplorare nuovi orizzonti.


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