Totò uomo d’onore. Rifiutò soldi e presidenza di giuria al Festival di Sanremo


“Signori si nasce e io lo nacqui modestamente”. Così recita Antonio De Curtis, in arte Totò, in un celebre film. Il principe della risata, divenuto un’icona della napoletanità ed esempio di signorilità e generosità nel 1959 era stato invitato al Festival di Sanremo per presiedere nella giuria in qualità di presidente con il compito di scegliere le canzoni da ammettere al teatro Artiston.

Totò, nonostante la cecità, accettò ma rifiutò il gettone di presenza pari a 50 mila lire che all’epoca corrispondeva ad uno stipendio medio. Nel corso del suo lavoro De Curtis polemizzò con gli altri membri della giuria e addirittura lasciò l’incarico per la mancata ammissione della canzone “Parole” . Totò, in un articolo pubblicato da Oggi, rilasciò delle dichiarazioni sottolineando: “Non faccio l’uomo di paglia a Sanremo”.

In un Sanremo che fa a cazzotti con la povertà, dove per anni si sono spesi migliaia di euro soltanto per addobbare il palco con i fiori, dove presentatori, ospiti e vallette percepiscono onorari di svariati milioni di euro, Totò dimostrò nel lontano ’59 cosa vuol dire essere Signori. Negli ultimi tempi il Festival della canzone italiana è diventato il Festival del business e dello spreco.


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