Esclusiva. Bagni: “Quante analogie con il mio Napoli! Ritorno di Maradona? Sono…”


Il titolo di Campione d’Inverno acciuffato sul campo inedito di Frosinone ha fatto schizzare alle stelle l’entusiasmo del popolo azzurro. L’ultima volta che il Calcio Napoli ha chiuso il girone d’andata in cima al campionato, è distante 26 anni: troppi, per un pubblico e una città che meritano i palcoscenici più illustri del calcio europeo. In quella occasione bastò continuare sulla falsariga della prima metà del torneo per poi arrivare spediti alla conquista del tanto desiderato secondo scudetto.

Ma i napoletani allora erano abituati a sedere sul trono d’Italia, basti pensare al fatto che soli tre anni prima la città si laureò Campione d’Italia per la prima volta, sempre dopo essersi presentata al giro di boa del campionato dall’alto del primo posto. Sì, è vero, trovarsi davanti a metà maratona non vuol dire avere la certezza di tagliare il nastro prima di tutti, ma la soddisfazione e la fiducia che ne vengono, restano i punti di forza su cui puntare per completare l’opera e non lasciarla tra le bozze.

E chi se non Salvatore Bagni, ex centrocampista del primo scudetto del Napoli, poteva commentare il momento della squadra di Sarri e le possibili aspettative nutrite dal popolo azzurro? Per questo, la redazione di Vesuvio Live ha raggiunto in esclusiva l’eterno amico di Napoli per chiedergli alcuni preziosi giudizi sui sogni di gloria in cui è avvolto in queste settimane l’universo azzurro.

Era l’11 gennaio 1987 quando il Suo Napoli conquistava il titolo di Campione d’Inverno, perfezionato al termine del campionato con la prima storica gioia tricolore. Cosa scatta nella testa dei calciatori quando si chiude il girone d’andata in vetta?

«E’ sicuramente una grande soddisfazione per tutto il gruppo, anche perché pur essendo un piccolo traguardo, dà molta fiducia all’ambiente. Non è detto che poi si vinca il campionato, è ovvio, non è una formula matematica, ma i giocatori sono in primis degli uomini, e non esiste collante più utile della vittoria. Vincere aiuta a vincere, e la stima nei compagni ti fa pensare che ogni partita possa essere conquistata».

Inutile nasconderlo: i tifosi ora chiedono a gran voce lo scudetto. In ogni angolo della città si sentono paragoni tra la squadra di Sarri e quella che dominava l’Italia, trascinata per mano da Maradona. A dire il vero, non sono solo i tifosi a riscontrare parallelismi con quel Napoli. Lei che è stato un condottiero di quella squadra che ha scritto la storia del calcio, trova che presenti delle analogie con il Napoli attuale?

«Certo, di analogie ce ne sono, eccome! Prima di tutto c’è un grande gruppo, forte e coeso, come quello dell’ 87: non è facile formare un insieme così unito. Tutto merito dell’organizzazione e delle gerarchie, che insieme rappresentano le fondamenta delle grandi squadre. Con noi poi c’era Diego, il miglior giocatore di tutti i tempi, la cui sola presenza bastava a caricare lo spogliatoio».

A proposito di Maradona, l’ex Pibe de Oro a inizio campionato non ci aveva visto lungo su Maurizio Sarri. Ora invece ha fatto sapere che è felice sia per il lavoro espresso dall’allenatore, che per i risultati raggiunti dal Napoli. Non vede l’ora di festeggiare insieme al suo popolo e tornare in città per godersi il terzo scudetto. Lei che è un amico storico di Diego, vede speranze per un ritorno in Società dell’argentino, magari anche in un futuro non troppo lontano?

«Questi sono fattori che deve valutare De Laurentiis. Per quanto concerne le dichiarazioni di inizio anno, Diego è così, fa parte del suo essere unico. Non so se un giorno vestirà gli abiti societari, ma di sicuro resterà per sempre un polo fondamentale per entrambe: squadra e città».

Ora arriva il difficile, perché gli azzurri saranno chiamati alle armi anche in Europa League e in Coppa Italia. Tre competizioni sono difficili da affrontare, e il campionato rischia di subirne. Non dimentichiamoci che ad esempio l’Inter non ha le coppe, fattore che le garantirà una maggiore dose di freschezza atletica in corso d’opera. Ma il Napoli, secondo Salvatore Bagni, può seriamente correre per il titolo? E se sì, qual è l’avversaria da battere?

«Non è che può semplicemente lottare per il titolo: il Napoli è la favorita per la vittoria dello scudetto, sono gli azzurri la formazione da battere, e ora spiego il perché. Non sono i punti, o il numero dei gol fatti a destare stupore: è il modo in cui gioca la squadra, la cosa che spaventa. La qualità del gioco è la più alta in Italia e, unita alla compattezza del gruppo di cui parlavo prima, fa davvero la differenza in questa Serie A. Per quanto riguarda il nemico numero uno per il campionato, beh, credo sia nettamente la Juventus. I bianconeri stanno risalendo e le nove vittorie di fila sono un chiaro segnale al torneo. Poi vedo benissimo anche l’Inter, ma non la Roma, nonostante i cambi di allenatore siano sinonimo di grandi trasformazioni spesso positive, specie con Spalletti che conosce bene l’ambiente giallorosso».

Il calciomercato sta entrando nella sua fase più calda e il Napoli si appresta a chiudere qualche importante trattativa in entrata. Lo ha dichiarato più volte la stessa Società di essere intenzionata a rinforzare la squadra in vista del prosieguo vincente nelle tre competizioni. Lei dove crede che il Napoli debba intervenire per rinforzarsi nel mercato detto “di riparazione”?

«La priorità è sicuramente prendere un centrocampista: i tre della mediana non possono reggere da soli fino a maggio. Ma lasciatemi dire una cosa che ritengo di importanza fondamentale: gli equilibri non vanno intaccati neanche minimamente, e chi arriverà non dovrà soffiare il posto a un titolare, ma accettare di buon grado un ruolo da riserva. Il Napoli potrà anche acquistare un calciatore sulla carta più valido di un titolarissimo, con la certezza però che le gerarchie presenti in campo non vengano messe in discussione: è un rischio che il Napoli non può assolutamente permettersi di correre. Poi viene la difesa, dove serve una valida alternativa ai due centrali. Ma “valida” vuol dire che dev’essere impiegata solo quando serve. E’ proprio il gruppo titolare la vera forza della squadra che corre, da favorita, verso lo scudetto».


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