Antonio Vojak: l’uomo col basco, il primo napoletano in nazionale


Era un attaccante cinico e veloce. Fu uno dei primi goleador che approdarono nel nostro Paese. In Italia fece la fortune di squadre come Juventus e Calcio Napoli con cui mise a segno una caterva di gol. Forse lo ricorderete per via di quel basco che soleva sempre indossare, anche quando era in campo. Parliamo, per chi non l’avesse ancora capito, di Antonio Vojak.

Nacque a Pola, una città istriota ai tempi appartenente all’impero austro-ungarico, il 19 novembre del 1904 in una famiglia di etnia croata. Iniziò la sua carriera calcistica tra le file della squadra della sua città natale, il Grion Pola, dove si distinse grazie alla sua grande visione di gioco e ad un’importante vena in fase realizzativa. Nell’estate del 1924 si trasferì in Italia alla Lazio ottenendo però pochi risultati per via dello scarso minutaggio concessogli dall’allora allenatore biancoceleste Koszegy. Il suo talento non rimase però inosservato. L’anno successivo infatti, Vojak fu acquistato dalla Juventus con cui disputò 4 stagioni (fino al 1929) giocando 102 partite e segnando 47 gol. In questo periodo, l’italo-croato fu costretto a cambiare legalmente il suo cognome in Vogliani a causa delle leggi antislave imposte dal regime fascista. L’attaccante bianconero registrò il nuovo nome di famiglia presso lo Stato Civile di Torino dove in alcuni casi fu riconosciuto anche come Vojach. Per distinguerlo inoltre dal fratello minore Oliviero, con cui giocò per poco tempo, fu soprannominato Vojak I.

Voluto fortemente dal celebre mister William Garbutt che voleva affiancarlo all’altra punta Sallustro, passò al Napoli di Ascarelli. Insieme a lui vennero ingaggiati anche il portiere Cannava dal Vercelli, il terzino Vincenzi dal Torino, la mezzala sinistra Mihalic dalla Fiumana e l’ala destra Perani dall’Atalanta per un mercato da 10 in pagella. Con 102 gol realizzati nell’arco di sei stagioni è tuttora il massimo cannoniere nella storia del Napoli in Serie A nonché per 78 anni detentore del record di reti realizzate in un singolo torneo (22, nel campionato ’32-’33), eguagliato prima da Stefan Schwoch (1999-00, in Serie B) e superato poi da Cavani nella stagione 2010-11. Nella classifica generale dei più grandi goleador azzurri si piazza al quarto posto dietro proprio al Matador (104), il suo compagno di squadra Sallustro (108) e la leggenda Diego Armando Maradona (115). Rimase all’ombra del Vesuvio fino al 1935, portando il Napoli nelle zone alte della classifica e diventando anche uno dei primi grandi idoli del pubblico partenopeo. Insieme ad Attila “il Veltro” fu il primo calciatore azzurro ad essere convocato in nazionale maggiore. L’esordio avvenne il 14 febbraio del 1932 in occasione della partita di Coppa Internazionale giocata a Napoli tra Italia e Svizzera vinta dai padroni di casa per 3-0 con tripletta di Fedullo.

Terminata la carriera da calciatore,  intraprse quella da allenatore. Sedette sulla panchina azzurra dal 1940 al 1943, quando, in piena stagione 1942-1943, fu sostituito dall’ex compagno di squadra nel Napoli Innocenti. Allenò anche Internaples, Juve Stabia, Barcellona Pozzo di Gotto, Avellino, Carrarese, EPA Larnaca (Cipro), Luino, Solbiatese, Gallaratese e Feltrese senza però ottenere grandissimo successo.

Si spense il 9 maggio del 1975 all’età di 71 anni ma noi lo ricordiamo come uno di quei campioni che per il Napoli e per Napoli hanno dato tutto. Così come i vari Cannavaro, Bruscolotti e Careca, anche lui merita un piccolo spazio in tutti i nostri cuori azzurri… Tanti auguri Antonio!

 


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