Cristiana Sinagra racconta lo Scudetto: “Ho vissuto Diego, mi è bastato. Quel giorno non uscii…”


Na sera ‘e maggio il Napoli rovesciò la geografia del calcio italiano. Il giorno 10 del 1987 la città impazzisce di gioia per il primo storico Scudetto. Maradona e compagni avevano trascinato alla vetta il meridione d’Italia da sempre martoriato e penalizzato anche nel gioco del pallone.

In una casa di Fuorigrotta, mentre la folla sfilava per le strade a festeggiare, c’era una mamma che badava al figlio di Diego Armando Maradona. Cristiana Sinagra, mamma di Diego Junior, cresceva il pargolo che avrebbe compiuto a giorni 8 mesi. Tifosa del Napoli fino al midollo, ci ha raccontato le emozioni di quel giorno speciale per tutti i partenopei: «Sono una napoletana doc, tifosa e amante del Napoli in maniera viscerale. La città rappresenta la mia vita e per tale motivo ho vissuto quello Scudetto con una gioia immensa. Io abitavo a Fuorigrotta e c’era una intera città in festa. L’ho vissuto con la gioia nel cuore anche perché c’era Diego in squadra a cui ho voluto molto bene. Non uscii di casa, perché mio figlio era molto piccolo ma stando in famiglia con tutti tifosi azzurri e abitando in quella zona l’aria di festa si respirava e come».

La festa fu prolungata anche per i calciatori, mogli e fidanzate dei protagonisti. Ospitate in tv su tutte alle quali Cristiana non ha mai preso parte: «Non avrei mai voluto, stavo bene con mio figlio e la mia famiglia. Non ho mai amato l’esposizione, mai piaciuto apparire. Lo Scudetto ce l’ho nel cuore per tutto quello che ho vissuto con Maradona in quel periodo. Ci sono state situazioni che ci hanno allontanato ma sapevo che non era il suo animo a guidarlo. Oggi è tutto molto bello». 

Vivere Maradona in quel periodo, un’attività onirica per tutti i tifosi del Napoli che lo hanno idolatrato fino a rappresentazioni del D10s in versione Santo, Cristiana ha avuto il privilegio di poter respirare tramite il numero dieci più forte del mondo quei fantastici giorni: «Ho vissuto Diego, un extraterrestre, non un giocatore normale ma un fuoriclasse indiscutibile. Lui rappresenta il top, mi è bastato questo. In quei tempi il calcio era diverso, nei comportamenti dei calciatori dentro e fuori dal campo. Oggi è cambiato tutto, non esistono bandiere. Totti è una delle ultime e colgo l’occasione per salutarlo. Diego era la bandiera del Napoli, un napoletano». 

Cristiana ha faticato ben poco per raccontare al figlio quei giorni di emozioni, le vittorie e le magie di suo padre. Il piccolo Diego è vissuto in una famiglia di tifosi che lo ha cresciuto nella fede azzurra: “E’ cresciuto guardando le immagini, compravano le cassette. Adesso ne sa più lui che io. Diego non è un tifoso, ma un ultrà del Napoli. Una volta mi ha detto “se dovessi vivere uno Scudetto potrei morire”. Quando andiamo insieme allo stadio e capita che il Napoli non sta giocando benissimo, non ci puoi parlare». 

Diego ha riabbracciato il suo papà, il lieto fine che tutti aspettavano. Cristiana negli anni ha saputo parlare al cuore del ragazzo che oggi è un uomo e ha tanta voglia di costruire la sua vita con la giusta serenità: “Da piccolo, fino a 15-16 anni, ha sentito il peso di quel cognome. Ha subito delle penalizzazioni, ma oggi è tutto limpido e sta studiando per diventare allenatore di calcio. Spero che possa avere la fortuna di poter esprimere quello che vale. Lui è sempre stato molto orgoglioso del nome che porta». 


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI