Shakhtar in prima linea nella distribuzione di beni umanitari per la guerra ucraina


Questa sera il Napoli sfiderà al Metalist Stadium, lo Shakhtar Donetsk, nella prima sfida del girone Champions. I minatori ucraini, detti così per la loro mascotte Minatore, che intrattiene il pubblico durante le partite, si trascinano dietro una storia politica, che ha condizionato e ancora condiziona il loro calcio e la loro squadra.

POLITICA, MORTE E CALCIO

A volte il calcio non è solo calcio, come dovrebbe essere. Le naturali connotazioni di uno sport divertente ed entusiasmante assumono la innata e artificiale fisionomia di un mondo pericoloso e violento. E con ciò non ci riferiamo ai classici scontri di colore tra tifosi o tifosotti, ma a duelli e guerriglie di odio politico e ribellioni cruente e violente. E’ questa la triste storia dello Shakhtar Donetsk, che dal 2014 ha dovuto fare i conti con la politica e l’armeria dei più facinorosi. Tutto è cominciato nel 2013, quando scoppiò la contestazione contro il presidente ucraino Viktor Yanukovich. Ma la fuga dell’allora presidente in carica, portò al palesarsi degli sconti tra i separatisti filorussi contro le fazioni governative ucraine. La forza dirompente degli scontri, portò alla distruzione sia dell’originale stadio, il Donbass Arena che la sede e il centro sportivo in cui si tenevano gli allenamenti. A causa di ciò, la squadra fu costretta a trasferirsi a Leopoli, ancora oggi sede fisica della società.

LA SOLIDARIETA’ DELLA SOCIETA’ CALCISTICA UCRAINA

Dal 1995, il presidente dello Shakhtar è Rinat Akhmetov, un ricco imprenditore del settore minerario. Un personaggio molto ammirato sia dalla squadra che in tutta la regione di Donbass, nonostante molti lo accusano di non aver mai preso ufficialmente una posizione ben netta nella guerra ucraina. Ma è innegabile quanto evidente il suo grande altruismo e la sua propensione per gli aiuti umanitari. Infatti, a prescindere dagli investimenti per la squadra, che nonostante tutte queste difficoltà territoriali, è riuscita a blindare importanti risultati e record sul campo, il presidente dello Shaktar distribuisce regolarmente generi di prima necessità nei parcheggi sotterranei della Donbass Arena, una spesa mensile che ammonta a quasi 15mila euro, così da sopperire alle mancanze di un governo che ancora oggi trascura quelle che sono le dovute necessità e i naturali bisogni della popolazione. Per quanto riguarda i tifosi dello Shaktar, già nel lontano 2014, palesarono e palesano tuttora la loro vicinanza al partito nazionalista ucraino e un nutrito gruppo di ultras si unì alle milizie volontarie per combattere la fazione filorussa, nel lontano 2014. Ciò testimonia quanto la politica calcistica della squadra sia indissolubilmente intrecciata a quella politica. Attualmente nella regione del Donbass, vige un’apparente tregua politica e militare, che però, non di rado, viene violata.

STADIO: DALLO SACHTAR AL METALIST

All’origine lo Stadio in cui la squadra ucraina disputava le partite interne era lo Stadio Sachtar, sostituito poi dal Donbass Arena nell’agosto del 2009, capace di accogliere circa 50mila tifosi, annoverato anche tra i 25 stadi che ricevettero le 5 stelle della UEFA, un riconoscimento che permette allo stadio in classifica di poter ospitare tutte le più importanti finali delle più prestigiose competizioni europee. Un vero e proprio vanto per la città di Donec’k. Ma purtroppo lo Stadio nel 2014, fu gravemente danneggiato sia nella sua struttura interna che esterna dai diversi ordigni impegnati dalle due fazioni politiche rivali, i sostenitori filorussi contro le forze governative ucraine, che hanno messo in ginocchio una nazione intera.

Per questo motivo fu emesso l’ordine di far disputare le partite casalinghe dello Shakhtar Donetsk , per salvaguardare l’incolumità di tifosi e calciatori, all’Arena Lviv della città di Leopoli. Solo a partire dalla metà della stagione 2016-2017, la squadra disputa le gare allo Stadio Metalist di Charkiv, che verrà impiegato anche domani contro il Napoli.

 

 


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