Pallotta incassa 500 milioni e smantella la Roma: sicuri che il “pappone” sia ADL?



Pappone caccia i soldi” è la frase più ricorrente in questo mese di gennaio ogni qual volta si parla di calciomercato. Una parte della tifoseria del Napoli chiama a gran voce un investimento importante da parte di Aurelio De Laurentiis, apostrofandolo come “pappone”, un taccagno appunto. Che il patron romano sia stato più volte accusato di scarsa prodigalità non è certamente un mistero. Nell’immaginario collettivo partenopeo è sempre stata condivisa l’immagine di un Aurelio De Laurentiis più attento ai risultati finanziari che a quelli sportivi.

Di certo, le enormi plusvalenze ottenute dal Napoli, i “celebri” contratti da migliaia di pagine, i prezzi di biglietti ed abbonamenti sempre in crescita e, per concludere, le clausole rescissorie – il Napoli è stato tra i primi club in Italia ad introdurre questo strumento tanto inviso ai tifosi  – hanno generato, giocoforza, una cattiva pubblicità nei confronti del presidente.

È bene precisare che non siamo qui per smentire tale tesi. Non è nostra intenzione, infatti, esporre un panegirico per tessere le doti manageriali mostrate sino a qui da De Laurentiis; ma proporre, piuttosto, uno spunto di riflessione su quanto sta accadendo negli ultimi giorni nel calciomercato di Serie A, entrato nel vivo negli ultimi giorni.

Si fa un gran parlare della Roma, a proposito della imminente cessione di Edin Dzeko (e con lui di Emerson Palmieri) al Chelsea di Antonio Conte. Nelle casse giallorosse potrebbero entrare 50 milioni di euro, più eventuali bonus. Una cifra molto alta se rapportata all’età dell’attaccante bosniaco, arrivato alla soglia dei 32 anni. La Roma, quindi, sembrerebbe proseguire quella fase di rinnovamento – o smantellamento, dipende dai punti di vista – iniziata la scorsa estate con gli addii di Spalletti, Totti, Rudiger e Salah e gli arrivi di Di Francesco, Pellegrini, Kolarov, Schick e Defrel, tra gli altri.

Se De Laurentiis viene ironicamente definito un “pappone”, ci chiediamo quale epiteto si addirebbe, invece, all’attuale presidente della Roma James Pallotta, qualora dovesse concretizzarsi l’ennesima cessione di un top player. Alla luce dei risultati sportivi ottenuti in questi anni, nonché dei milioni spesi ed incassati sul mercato, si può notare come Roma e Napoli rappresentino due modelli di business agli antipodi. Un confronto tra le due società potrebbe sorprendere, infatti, coloro che si ostinano a criticare l’operato di De Laurentiis, nonostante i risultati ottenuti sul campo. Numeri alla mano, il patron azzurro si è dimostrato un manager non solo eccellente – il Napoli, è bene ricordarlo, è tra le poche società in Italia in attivo e senza debiti – ma anche “spendaccione”.

Confrontando il saldo tra acquisti e cessioni di entrambi i club, dal 2011 – anno in cui la cordata americana ha acquistato la AS Roma – al 2017, perplime (e non poco) la presidenza a stelle e strisce del club capitolino. Si noti in particolare un dato, quello delle uscite. Il Napoli di De Laurentiis, limitatamente agli ultimi 6 anni, è riuscito ad incassare 294,01 milioni di euro, spendendone circa il doppio sul mercato. Numeri che sconfessano i detrattori del presidente azzurro, che ha investito 442,54 milioni di euro solo in questo ristretto lasso di tempo. Le uscite superano, e di molto, le entrate.

Nelle medesime tempistiche, invece, la Roma è riuscita ad incassare la cifra monstre di 497,7 milioni di euro. Ma, nonostante il mezzo miliardo ricavato dal mercato, la società non è riuscita comunque a risolvere la grana relativa ai debiti finanziari, che sono addirittura cresciuti durante la gestione Pallotta, ed ammontano a 192,5 milioni di euro. Inoltre, l’ultimo bilancio – quello relativo alla stagione 2016-2017, chiuso lo scorso 30 giugno – ha registrato una perdita netta a livello consolidato di 42,6 milioni di euro, in aumento rispetto al rosso di 14 milioni registrato nel bilancio archiviato due anni fa.

Tutt’altri numeri, invece, per il Napoli che, lo scorso anno, con la cessione di Gonzalo Higuaín e la partecipazione in Champions League, ha visto aumentare il proprio fatturato a 307 milioni di euro. L’ultimo esercizio si era chiuso a 155 milioni di euro. In appena un anno de Laurentiis è riuscito a realizzare un aumento vicinissimo al 100%.

Se si guarda alle cessioni, poi, i 90 milioni incassati per il Pipita non possono nemmeno avvicinarsi alle enormi plusvalenze realizzate dalla Roma in questi anni. L’argentino, infatti, fu acquistato per una cifra vicina a i 40 milioni di euro: il club partenopeo ci ha guadagnato “solo” 50 milioni di euro. Briciole, come detto, se rapportate alle plusvalenze realizzate attraverso le cessioni di Marquinhos, Lamela, Romagnoli, Pjanic, Rüdiger e Salah: 195,4 milioni di euro incassati a fronte di appena 57,7 euro spesi per acquistarli.

Senza dimenticare, inoltre, che il Napoli è riuscito a trattenere i suoi giocatori migliori, che, qualora venissero ceduti, restituirebbero comunque ingenti soldi alle classe del club, grazie alle clausole rescissorie imposte da De Laurentiis. La Roma, di contro, non è riuscita a rinnovare i contratti di tutti i suoi suoi big, a causa soprattutto dell’impellente necessità di vendere.

Nonostante gli incassi esagerati di questi anni, quindi, la Roma non è riuscita a concretizzare quanto di buono fatto in uscita. Dzeko è ormai con le valigie pronte, e forse non solo lui qualora il club giallorosso dovesse fallire la qualificazione alla prossima Champions League. Insomma, si prospetta un’altra rivoluzione nella Capitale, tra risultati sportivi e finanziari estremamente deludenti.

A Pallotta non basta quel mezzo miliardo ricavato esclusivamente dal mercato (dalla nostra analisi abbiamo escluso gli introiti della Champions) per portare il club a vincere un trofeo. Oltre a preoccuparsi dei debiti in aumento, il presidente americano dovrà stare attento a non sforare i parametri imposti dal FFP, o potrebbero esserci pesanti sanzioni da parte dell’Uefa.


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