De Laurentiis: “Sono nel calcio per fare impresa. Cuore e ragione devono convivere”


In una lunga intervista a Il Mattino Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, si è detto tranquillo e fiducioso in vista della stagione calcistica, senza però risparmiare alcune bordate, come quella al sindaco de Magistris. Per il patron azzurro c’è stata inoltre l’occasione per tornare a parlare del suo difficile rapporto con il tifo organizzato partenopeo, spesso autore di contestazioni.

L’errore è quello di non distinguere – ha spiegato De Laurentiis – il tifo generale da una piccola minoranza delle curve. In realtà vorrei vedere chi sono coloro che hanno affisso i manifesti in città sin dai primi giorni del ritiro a Dimaro quando il mercato si era appena aperto. È chiaro che c’è uno scontro frontale tra la società e delle piccole frange di tifosi delle curve“.

L’accusa che spesso viene mossa al presidente è quella di essere poco incline ad investimenti ingenti, pensando solo al profitto, con la tifoseria che in alcuni casi lo ha etichettato con l’ormai famosa espressione “pappone”. Le accuse, però, sembrano non scalfire De Laurentiis che non nega, ma anzi conferma che lui è nel calcio per fare impresa: “Ho deciso di vivere nel mondo del calcio e di fare impresa ed è questo il grosso problema che mi divide dalla filosofia di alcune minoranze di tifosi: loro ragionano con il cuore e questo è apprezzabile e condivisibile però è altrettanto vero che non parliamo più di club ma di società per azioni e che bisogna fare impresa“.

Quindi – ha continuato – le motivazioni del cuore devono convivere almeno al 50 per cento con la ragione. E la ragione è solo la matematica: avevo una squadra che ha fatto 91 punti, il record della storia del Napoli e non ho venduto nessuno. Anzi Koulibaly mi è costato più di un grandissimo acquisto per poterlo mantenere e non farlo andare in altri lidi. E il mio tergiversare nei confronti di Sarri ha ottenuto una duplice garanzia: lui e il Chelsea non possono, per accordi raggiunti, comprare i nostri calciatori“.

Questo vuole dire serietà – ha concluso – perché se avessi voluto soltanto guadagnare avrei considerato un’occasione il passaggio di Sarri al Chelsea. Perché avrei potuto telefonare a Marina Granovskaia e chiedere 300 milioni per Tizio, Caio e Sempronio e avrei ricomprato con una manciata di milioni dieci giocatori: questo avrebbe dovuto fare imbestialire, ma non è stato fatto“.

E sulle sue ultime provocazioni? “Non credo – ha detto – che dobbiamo fare i perbenisti o scandalizzarci quando si dicono certe cose. Ci sono dei problemi di sicurezza in tutti gli stadi più importanti d’Italia e il capo della polizia Gabrielli lo sa“.


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI