Ancelotti: “Cori razzisti? Non abbiamo mai chiesto di sospendere le partite”


Carlo Ancelotti è oggi all’Università Luigi Vanvitelli per un convegno incentrato su “La gestione del gruppo e delle risorse umane in un top club dagli anni Novanta ad oggi”. L’allenatore del Napoli, che sta ancora discutendo con gli studenti e i giornalisti presenti ha rilasciato alcune dichiarazioni importanti, anche riguardo il Napoli.

Quasi scontata la domanda sugli ultimi eventi calcistici “imbarazzanti”, come i cori razzisti e la maleducazione da stadio che sta infettando tutti, anche i giovanissimi:”Ho avuto la fortuna di lavorare all’estero per nove anni e queste cose sono state debellate, soprattutto gli inglesi.  Purtroppo gli ignoranti e i maleducati continuano ad andare negli stadi e dovrebbero fare un corso di educazione, senso civico e rispetto”.

Sulla “sospensione” delle gare ha ribadito il suo concetto, spiegando nel dettaglio la sua idea: “Insultano Napoli quando Napoli non gioca. Sento dire che Ancelotti non può dire di sospendere le partite, ma giuro che non l’abbiamo mai chiesto. Forse non mi faccio capire. Abbiamo solo detto che quando c’è un insulto territoriale o razziale, ma non solo contro il Napoli, la partita deve fermarsi temporaneamente. Come a Bologna. Magari ci sarà un annuncio e poi dopo la partita ricomincia. Quando piove la partita si ferma temporaneamente? Ecco la stessa cosa per i cori”.

Dopo aver evidenziato questi importanti concetti, si è passati ad affrontare l’argomento del convegno, iniziando proprio dalla definizione del sistema di gioco:Si struttura in base alla caratteristica dei giocatori, non sono i giocatori ad adattarsi ma li devi far sentire a proprio agio in base alle loro caratteristiche. Inoltre la disposizione in campo dei giocatori comprende anche l’insieme dei compiti che a ognuno viene assegnato. In un 4-4-2 dico al terzino che il compito è quello di non passare mai la metà campo e quindi il giocatore si focalizza sul fatto che deve solo difendere dato che non ha necessità di attaccare. Ecco perché l’allenatore, dopo la partita, è soddisfatto, mentre un appassionato magari dirà: questo terzino non ha mai attaccato! Così alcune valutazioni per me positive possono diventare negative per altri”.

E proprio sull’evoluzione del gioco negli anni ha spiegato come è cambiato il gioco italiano: “ l’Italia è diventata famosa per catenaccio e contropiede, oggi si parla di ripartenze”.

Lo stesso vale per il turnover, che soprattutto a napoli nell’ultima gestione tecnica è mancata. Ed è proprio Ancelotti a sottolineare l’importanza: “È importante non solo solo all’aspetto fisico, ma anche mentale, per la serenità dei giocatori. È fondamentale che tutti siano determinati, perché ci può stare che chi non gioca è più demotivato. L’importante è far sentire la stima. Anche perché la scelta del giocatore è legata a piccolissimi dettagli, non di certo la scelta dipende dal giocatore che fa vincere o fa perdere.  La cosa importante è saper ascoltare.. Non c’è un sistema di gioco che vince ma un gruppo di giocatori che, sfruttando le proprie qualità, scendono in campo per vincere insieme”.

Come allenatore, Ancelotti si reputo un tecnico capace di ascoltare e creare quasi un rapporto alla pari con i propri uomini: “Per tutti bisogna usare la frusta. Io ho sempre risposto: Non la so usare. Non so essere autoritario. Dipende dal carattere. Se usassi la frusta non sarei credibile. Sapete perché? Nessuno mi ha mai frustato. Se avessi avuto un allenatore o anche papa che mi frustava forse lo avrei fatto anche io. Ripeto: la credibilità diventa molto importante nella trasmissione di questa idea che i giocatori devono portare sul campo. Non voglio esecutori di ordini, i giocatori non sono soldati”.

Ma quanto tempo servirà al Napoli per vincere qualche trofeo? “Il progetto del Napoli è un progetto vincente. In dodici anni è passato dalla Serie C a giocare stabilmente in Champions League. Se mi chiedete però quanto tempo ci vuole per vincere lo scudetto, non lo so, ma la mia sensazione è che non bisogna aspettare tanto. La squadra è forte e abbiamo investito bene”.

Molto interessante la domanda sui fatturati e il modo in cui il Napoli potrebbe colmare il gap con i top club europei: “Ci sono tre voci che incidono sul fatturato di una società. Le entrate dai diritti televisivi, le sponsorizzazioni e soprattutto lo stadio di proprietà. Per un top club lo stadio è una voce molto importante, penso ad esempio al Real Madrid o al Bayern Monaco, che vende 30mila litri di birra allo stadio. Questo incide sul fatturato”.


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