Arsenal: mezzo miliardo di fatturato, stadio e giovani. È il modello che sogna ADL


La sfida di Europa League tra Arsenal e Napoli mette di fronte due delle possibili pretendenti al titolo. Un quarto di finale che potremmo considerare a tutti gli effetti una finale anticipata, visti i valori espressi in campo fin qui da queste due squadre. L’Arsenal può ritenersi, a ragione, un top club di livello mondiale. Lo dicono tutti gli indicatori economici (fatturato, ricavi da stadio, merchandising), anche a dispetto di risultati sportivi un po’ altalenanti. I Gunners sono riusciti nel tempo a creare un modello economico invidiabile, e al quale il Napoli deve necessariamente ispirarsi se vuole proseguire nella propria crescita.

Il primo dato, quello forse più importante, riguarda il fatturato. Nella stagione 2017-2018, il club inglese ha raggiunto la ragguardevole cifra di 439 milioni di euro. Ad oggi, è la nona squadra con il più alto fatturato al mondo, posizionandosi anche davanti alla Juventus di Cristiano Ronaldo. In realtà, il dato ha subìto una leggera flessione, poiché nella stagione immediatamente precedente l’Arsenal aveva ottenuto ricavi pari a 488 milioni di euro, posizionandosi al sesto posto. Il calo è spiegabile, in parte, per la mancata qualificazione alla Champions League, sebbene lo scorso anno i Gunners siano comunque stati in grado di arrivare in semifinale di Europa League.

Il 47% dei ricavi deriva dai diritti tv, che valgono da soli 206,9 milioni di euro, cioè quanto e più dell’intero fatturato del Napoli, fermo a 182,8 milioni di euro, e che potrebbe registrare un’ulteriore flessione. Ma il dato più interessante riguarda i ricavi dallo stadio. L’Arsenal può contare su un impianto di prim’ordine, certamente tra i 10 stadi più belli e moderni al mondo: l’Emirates Stadium. L’impianto fu inaugurato il 22 luglio del 2006, e può contare su 60.260 posti a sedere. Nessuna pista d’atletica ostacola la visione delle partite, godute con la massima comodità dai tifosi. Da questo punto di vista, la distanza con il San Paolo è abissale. E lo si capisce anche dai numeri delle presenze degli spettatori. Nella stagione 2017-18, la media spettatori dell’Arsenal è stata di 59,323, ovvero quasi un tutto esaurito ad ogni partita. Numeri incredibili, che trovano poi riscontro nei ricavi generati dallo stadio: 111,6 milioni di euro, un terzo del totale del fatturato.

Tutto ciò, però ha avuto un esborso economico non indifferente: 390 milioni di sterline. Tanto è costato all’Arsenal l’Emirates Stadium, un investimento resosi però necessario a causa delle condizioni del leggendario Highbury, stadio storico ma ormai troppo vecchio per il calcio moderno. Il costo della nuova casa dei Gunners, ovviamente, ha influenzato i successivi bilanci societari. La scelta, però, in termini di fatturato è stata ampiamente ripagata nelle successive stagioni. La cosa che sorprende di più è che tale decisione fu presa quando l’Arsenal era campione d’Inghilterra in carica. Investire pur avendo già vinto un titolo. Scelta lungimirante, certamente, ma che ha costretto poi a cambiare le strategie sul mercato.

In effetti, l’elemento che più accomuna il modello Arsenal con quello del Napoli riguarda la gestione del mercato, equamente distribuito tra giovani promettenti e campioni affermati ma dal costo non esorbitante. L’Arsenal potrebbe avere la forza economica per comprare un Cristiano Ronaldo, ma gli over 30 non sono il profilo ricercato dal club inglese. Sotto la vincente (a fasi alterne) gestione Wenger, i Gunners hanno sempre potuto contare su una rosa dall’età media decisamente bassa. Questo perché la filosofia del club è sempre stata quella di cercare giovani calciatori di talento, che possano essere un investimento per il presente ma anche in futuro nell’ottica delle plusvalenze.

L’acquisto più costoso della storia dell’Arsenal è stato quello di Pierre-Emerick Aubameyang, pagato 63,75 milioni di euro. Una cifra tutt’altro che esagerata per questo mercato, che ha da tempo sdoganato cifre folli come i 100 o i 200 milioni di euro. In generale, gli acquisti più costosi dell’Arsenal non coincidono quasi mai con giocatori anziani o oltre la soglia dei 30 anni. Paradossalmente, Aubameyang con i suoi 29 anni rappresenta un’eccezione, considerando l’età media della rosa attuale dell’Arsenal: 26,96 anni. Si tratta di una media leggermente più alta di quella del Napoli: 26,70. Ma quanti trofei si possono vincere adottando questa filosofia? La storia recente del Napoli ci dice che è difficilissimo (se non impossibile) vincere senza un giusto mix di giovani e giocatori esperti.

L’Arsenal nel corso di questi anni si è portata addosso la nomea di “squadra divertente ma perdente”. E perdente è stato considerato a lungo anche il suo storico allenatore, Arsène Wenger, rimasto alla guida del club per 22 anni. In questo lasso di tempo, l’Arsenal ha conquistato 17 titoli: 3 Premier League (1997-98; 2001-02; 2003-04), 7 FA Cup (1997-98; 2001-02; 2002-03; 2004-05; 2013-14; 2014-15; 2016-17) e 7 FA Community Shield (1998, 1999, 2002, 2004, 2014, 2015, 2017). Qualcuno potrebbe obiettare che la maggior parte dei successi arrivi sul finire degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000; certamente, il numero di trofei conquistati dall’Arsenal è tutt’altro che deprecabile.

Come detto, la storia recente del club è indissolubilmente legata a quella di Wenger. Il tecnico francese ha rappresentato quello che è stato Alex Ferguson per il Manchester United. Un allenatore in panchina per più di 3 anni è una rarità nel calcio moderno, figurarsi per 22 di seguito! Il paragone con Carlo Ancelotti potrebbe essere tutt’altro che azzardato. Al di là delle dichiarazioni di facciata di De Laurentiis – che pure parlava di Mazzarri, Benitez e Sarri come tecnici che sarebbero restati “a vita a Napoli” -, Ancelotti è il profilo di tecnico che, più di tutti, potrebbe replicare a Napoli quanto fatto da Wenger a Londra. Parliamo di due tecnici vincenti, abituati a guidare squadre dal tasso tecnico elevato e, soprattutto, aziendalisti. Qualità, quest’ultima, che non dispiace affatto al patron del Napoli. E, cosa da non dimenticare, Ancelotti ha dimostrato di poter restare a lungo con una squadra: la sua avventura al Milan, infatti, è durata ben 8 anni.

Se il Napoli vuole continuare nel suo percorso di crescita, non può che ispirarsi il modello proposto dall’Arsenal. Battere la Juventus nel suo stesso terreno di gioco è praticamente impossibile. La strada perseguibile è quella dell’investimento a lungo termine, che prima o poi può fruttare i risultati sportivi sperati. Un percorso che non può fare a meno di un elemento, il più importante: lo stadio di proprietà. Uno sforzo da parte della società partenopea è auspicabile in tal senso. Se il Napoli vuole rimanere stabilmente ai vertici italiani ed europei, è necessario pensionare quanto prima lo stadio San Paolo. Se anche il club partenopeo aspira ad avere il proprio Emirates Stadium, dovrà studiare una programmazione a lungo termine che riesca e rendere sostenibile una spesa che graverà (e tanto) sul bilancio.

Per imitare il modello Arsenal, il Napoli dovrà però cercare di cambiare innanzitutto la mentalità della tifoseria, quella stessa tifoseria che quest’anno ha più volte disertato lo stadio San Paolo. Le condizioni dell’impianto di Fuorigrotta sono una parziale attenuante, poiché la disaffezione verso la squadra è sempre legata, giocoforza, ai risultati sportivi. Ed è per questo, forse, che il modello Arsenal è quello che sogna De Laurentiis ma non quello che i tifosi sperano per la propria squadra.


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