Napoli, Ancelotti come Ventura: serve il coraggio di esonerarlo


Cinque vittorie, cinque pareggi e quattro sconfitte è il cammino del Napoli in queste prime quattordici partite di campionato. Venti punti in classifica che portano la squadra azzurra più vicina alla zona retrocessione (+ 13 sul Brescia ultimo in classifica) che alla vetta del campionato (-17 dall’Inter capolista, -16 dalla Juve). Una media molto bassa di appena 1,42 punti a partita. Un abisso con le prime difficilmente colmabile nel girone di ritorno.

Il Napoli è in crisi profonda, come confermato dallo stesso Carlo Ancelotti in conferenza stampa, la prima in campionato dopo il silenzio stampa. Da quando il presidente Aurelio de Laurentiis ha rilevato il Napoli, 15 anni fa, sono sette gli allenatori che si sono succeduti. Tre gli esonerati: Giampiero Ventura, Roberto Donadoni e Edoardo Reja.

GLI ESONERATIVentura fu il primo allenatore del nuovo Napoli. Prese una squadra da zero, appena rifondata che partiva dalla Serie C. Fu cacciato a gennaio dopo 19 partite in cui collezionò 7 vittorie, 6 pareggi e ben 6 sconfitte. Una media di 1,42 punti, la stessa identica media del Napoli attuale.

Non andò meglio a Edoardo Reja. Nella stagione 2008/2009, il tecnico fu esonerato a marzo dopo che la squadra non vinceva da gennaio. Undicesimo posto in classifica dopo 27 giornate di campionato. Dieci vittorie,  cinque pareggi e dodici sconfitte: per una media di 1,29 punti a partita. Quella di Reja era la fine di un ciclo dopo che il tecnico aveva guidato la squadra per cinque anni portandola dalla C alla A, fino alla Coppa Uefa.

Al suo posto arrivò Roberto Donadoni. Reduce da un periodo di inattività dopo aver guidato la Nazionale, l’allenatore fu esonerato la stagione successiva dopo sette giornate di campionato. Due vittorie, quattro sconfitte e un pareggio il suo bottino per una media punti di 1 punto a partita. Dopo di lui fu il turno di Mazzarri e inziò un nuovo ciclo di successi per il Napoli. Un ‘allenatore con le palle’ e tanta grinta che ha portato la squadra in Europa. Lascerà dopo 4 stagioni e un secondo posto in classifica dopo 182 partite tra campionato e coppe: con 89 vittorie, 50 pareggi e 43 sconfitte. Una media di 1,74 punti a partita.

Dopo di lui sarà la volta sulla panchina del Napoli di Benitez, di Sarri e di Ancelotti. Il primo anno di Ancelotti doveva essere di assestamento. La fine di un ciclo e di alcuni giocatori ex Real arrivati in maglia azzurra grazie al tecnico spagnolo e al procuratore Quillon. Il secondo anno doveva portare una consacrazione del gruppo che già si conosceva e un miglioramento della posizione in classifica (il secondo posto).

RESPONSABILITA’ ANCELOTTI – Ad agosto Ancelotti parlava di scudetto e giudicava il mercato del Napoli da 10 quando in molti invece sottolineavano la mancanza di giocatori sugli esterni e a centrocampo. Oltre che il mancato arrivo di una prima punta di peso, James Rodriguez su tutti. La colpa del tecnico è stata quella di assecondare un mercato non sufficiente e non adatto al modulo che aveva in testa. Sono tanti infatti i giocatori costretti a giocare fuori ruolo, da Insigne a Di Lorenzo, uno dei terzini destri più forti attualmente in Italia che invece gioca a sinistra per mancanza di uomini.

ESEMPIO BAYERN – Eppure le avvisaglie di una difficoltà a gestire lo spogliatoio da parte di Ancelotti c’erano state con l’esperienza al Bayern Monaco. Da Müller e Boateng, passando per Robben e Ribery, erano stati i senatori a imporre alla società l’esonero del tecnico non gradito per le sue scelte. Il presidente Hoeness dichiarò: “Dal mio punto di vista l’allenatore negli ultimi giorni si è messo contro 5 giocatori importanti della rosa, e non avrebbe più potuto farcela”. Ancelotti ora giura che i giocatori del Napoli non giocano contro di lui ma è chiaro dalle sue parole una totale mancanza di comunicazione: “In questi casi l’allenatore si prende la responsabilità, ma domani voglio confrontarmi con la squadra per capire cos’è che non va per far terminare questo momento”.

CRISI NAPOLI – Il Napoli non vince dallo scorso 19 ottobre, 2 a 0 contro la Spal. E se è vero che in campo ci vanno i giocatori, come dichiarato dal tecnico, la formazione iniziale è lui a schierarla. Se la squadra ha mostrato carattere in Champions, mostra invece la totale mancanza di uno schema di gioco e di un’impostazione tattica precisa. Sono diversi i giocatori ‘adattati’. A soffrine maggiormente è il centrocampo che puntualmente si trova con un uomo in meno (la sostituzione di Elmas per Mertens contro il Bologna ne è una prova, sbilanciando ancora di più la squadra). E fa riflettere come Callejon, indispensabile in fase di attacco e di difesa, sia stato fatto fuori per due partite consecutive per ‘scelta tecnica’. Per non parlare di Ghoulam assente da mesi senza una spiegazione ufficiale e di Insigne, capitano non partito con la squadra per un ‘dolore’ contro il Liverpool, che in questi mesi ha avuto diversi scontri con il presidente. Che il giocattolo si sia rotto era evidente dopo la scelta dei giocatori di non andare in ritiro. Il tecnico e il suo staff invece ci sono andati e non sono riusciti a mediare con la squadra.

Serve ora una scossa immediata per non far sprofondare ancora più giù il Napoli in classifica. L’ingaggio del tecnico e del suo staff è molto alto. Ancelotti ad oggi ha fallito e da un uomo di esperienza come lui ci si aspetterebbe un gesto importante: le dimissioni. La rifondazione infatti doveva partire quest’estate, e il tecnico ad oggi non ha portato esperienza, giocatori e un’organizzazione di gioco a questo Napoli. Anzi, la squadra si è ritrovata spaccata in tanti gruppi con i giocatori di peso in scadenza in contratto a guidare la rivolta dei più giovani contro la società. E se non si possono cambiare 26 giocatori presenti nella rosa, serve cambiare allenatore. Perché ad ora a farne le spese sono solo i tifosi.

 

 

 


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