Diego, gioia e rivoluzione: il Sud vince contro il Nord, i poveri contro il razzismo


La gioia e la rivoluzione, il sovvertimento delle leggi della fisica e di ogni ordine precostituito, il gol del secolo e la mano de Dios, il Sud che vince contro il Nord, gli ultimi contro i ricchi, i poveri contro il razzismo. Diego Armando Maradona ha fatto sempre quello che voleva, con un pallone ha sfidato insieme la forza di gravità ed il potere, quel potere secondo cui l’Argentina doveva soccombere agli inglesi e i napoletani alle sorelle del Nord. Maradona è stato il genio che ha scombussolato tutto, dalla periferia poverissima ha guidato la riscossa degli ultimi, ha fatto alzare la testa a coloro che quotidianamente venivano frustati e castigati in ogni ambito della vita, da quello economico a quello sociale, da quello politico a quello sportivo.

Diego Armando Maradona: più di un calciatore

Diego è stato più di un calciatore, Diego parlava, le sue erano parole scomode. Era il 5 luglio 1984 quando avvenne la sua presentazione al San Paolo, si presentò con la frase: “Voglio diventare l’idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono come ero io a Buenos Aires”. Fu il suo manifesto, fece capire a tutti che avrebbe utilizzato quel mondo dorato per portare alla ribalta quei temi che le nazioni e le “persone perbene” non affrontavano. Era il primo maggio del 1988, il Napoli avrebbe dovuto affrontare il Milan di Berlusconi: “Voglio un tifo incredibile domenica, non voglio nessuna bandiera del Milan, non ne voglio assolutamente una, perché quando noi andiamo fuori Napoli non siamo nessuno e ci mancano di rispetto tutti quanti, e noi dobbiamo fare lo stesso con loro!.

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Per Maradona era un noi contro loro, era sì argentino ma anche napoletano e meridionale. Quando leggeva “Benvenuti in Italia” si arrabbiava esattamente come lo avrebbe fatto un abitante qualsiasi del Rione Sanità, dei Quartieri Spagnoli, del Pallonetto di Santa Lucia. Ma mentre quest’ultimo era condannato a essere impotente contro l’insulto, Diego poteva fare qualcosa: durante Verona-Napoli del 23 febbraio 1986, quando gli azzurri stavano perdendo per due a zero, si avvicinò alla panchina dicendo “Ora vado a vendicare i Napoletani”, e fece due gol. I veronesi furono ridotti al silenzio, Maradona aveva zittito loro ed il loro razzismo.

“C’era la sensazione, la netta sensazione che il Sud non potesse vincere contro il Nord. Giocammo contro la Juve a Torino e facemmo 6 gol: sai che significa quando una squadra del Sud fa 6 gol all’avvocato Agnelli?“. Ed ancora, quando Berlusconi gli offrì un ingaggio mostruoso e lo stesso Agnelli un contratto in bianco, Diego rifiutò perché non poteva tradire i napoletani. No gente, questo non è calcio, non lo è più: la forza prorompente di quel gesto all’interno della società napoletana è stato paragonabile alla furia del Vesuvio che distrusse Pompei ed Ercolano. Se si capisce questo, si comprende cosa significa Maradona per Napoli.


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