Curiosità azzurre: l’arbitro che si finse morto durante una partita del Napoli


Appena tre giorni fa, il 24 maggio, si è celebrato il centesimo anniversario dell’entrata in azione, da parte dell’Italia,  nella prima Guerra Mondiale. Il nostro Paese, però, ha partecipato – come sappiamo – anche al secondo conflitto mondiale, svoltosi tra il 1939 e il 1945. Un periodo molto buio per la storia dello “Stivale”, caratterizzato da fame e stenti, ma anche dalla sospensione dei campionati nazionali di calcio. Per ovviare a questo problema (certo non il più importante, ma forse uno di quelli a cui più facilmente era possibile dare una soluzione) in Campania si decise di disputare un campionato regionale, ovvero il campionato campano.

La vera difficoltà, infatti, consisteva negli spostamenti a lungo raggio, resi molto pericolosi dai possibili bombardamenti degli aerei nemici e dal generale clima di diffidenza che serpeggiava nelle singole città nei confronti dei forestieri. Proprio per questo motivo si stabilì di delimitare l’area geografica delle partite a quella della regione. Ciò ovviamente comportò la perdita di numerose squadre, appartenenti a territori diversi, le quali furono però rimpiazzate dalle società campane che militavano in categorie inferiori.

Fu così che il Napoli (favoritissimo) e la Salernitana si trovarono ad affrontare squadre quali lo Stabia, la Casertana, la Torrese e la Scafatese, allora militanti nella vecchia Serie C; la Frattese e  il Portici, abituate ai campi di Prima Divisione; la P. M. I. (squadra formata da agenti della Polizia Militare) e l’Internaples, società appena fondata. Le partite si giocavano o a Napoli o a Salerno. Nel capoluogo campano, però, l’ “Ascarelli” fu reso inagibile dalla guerra, così si optò per l’Orto Botanico. Incredibilmente, invece, il “Littorio” di Salerno fu risparmiato dai bombardamenti e poté dunque essere utilizzato senza problemi.

Il campionato, cominciato il 28 gennaio 1945, non partì molto bene per il Napoli, che nelle prime partite stentò a decollare. In realtà la cosa, considerata a distanza di tempo, non deve sorprendere molto: la guerra portò via numerosi giocatori al club azzurro, alcuni impegnati sui campi di battaglia, altri – quelli di origini campane – passati nelle squadre dei propri paesi per renderle più competitive. Basti pensare che tra le fila dello Stabia giocò addirittura Romeo Menti, a cui tutt’ora è intitolato lo stadio della Juve Stabia. Un calciatore di grande spessore, che di fatti in seguito sarebbe passato al Torino e avrebbe vestito persino la maglia della Nazionale.

Il Napoli, dunque, non stava rispettando i pronostici e arrivò a giocarsi le ultime chance di vincere il campionato contro l’avversario più temibile, la Salernitana (entrambe squadre di Serie B). Per giunta la partita era in programma proprio al “Littorio”. Al 35′ la gara era sull’1-1, ma proprio in quel momento accadde l’imponderabile: l’arbitro Stampacchia fischiò un rigore, alquanto dubbio, a favore degli ospiti. La decisione mandò su tutte le furie i tifosi salernitani, che senza pensarci due volte fecero invasione di campo. La tensione crebbe a tal punto che anche tra gli stessi giocatori scoppiò una violenta rissa, fino al punto in cui dagli spalti non partì addirittura un colpo di pistola. Per l’arbitro fu un colpo di fortuna. L’astutissimo direttore di gara, infatti, approfittò dell’accaduto per fingersi morto. Alla sua recitazione abboccarono tutti, che scossi dall’episodio misero spontaneamente fine agli scontri.

Il giudice sportivo non approvò, però, né le violenze né la farsa dell’arbitro, così squalificò lo stadio della Salernitana (che continuò a giocare in campo neutro), ma soprattutto sospese il campionato campano per un mese. Alla fine i giochi si riaprirono solo a giugno, ma la vittoria fu assegnata soltanto a tavolino. Per la cronaca, fu lo Stabia ad aggiudicarselo.

 


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